In ultimo sono stati arrestati e posti ai domiciliari gli imprenditori Enrico Bisio di Novara, Roberto Lombardi di Genova, Luigi Minori di San Sebastiano da Po’ in provincia di Torino, Maria Rosa Pascuzzi, originaria di Belcastro (Cz) e residente in Chivasso (To), Giuseppe Ferrando di Genova e Paolo De Gregori di Novara. Tutti si sono avvantaggiati dei “servizi” offerti dall’organizzazione per salvare i beni e l’azienda, dagli incipienti fallimenti che si sarebbero verificati lì dove le società avevano le sedi legali. Indagati inoltre ulteriori 14 imprenditori di varie località italiane che nel corso degli anni si sono avvalsi delle prestazioni dell’organizzazione capeggiata da Storari.
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Sottoposte a sequestro e ad amministrazione giudiziaria otto società
Nel mirino della Finanza anche otto società operanti in Genova, Novara, Milano, Chivasso (TO), Busto Arsizio (VA), Limena (PD), Pietrasanta (LU) che sono, in parte, l’attuale risultante di 34 società portate al fallimento in Provincia di Crotone, dal 2009 fino ai giorni nostri (a dicembre del 2016 venivano ancora posti in essere atti di trasferimento delle sedi) dall’organizzazione criminale. Ai componenti il gruppo e agli imprenditori, è stato inoltre contestato un profitto derivante dall’illecita attività, per circa un milione e mezzo di euro, mentre l’ammontare delle sole iscrizioni a ruolo per debiti tributari – quindi senza conteggiare i debiti verso i fornitori e gli Istituti di Credito -, ammonta a 140 milioni di euro per i fallimenti decretati a Crotone delle società con sede fittizia presso gli indirizzi dei prestanome.
L’indagine, nata come detto dalla capacità dei finanzieri del Nucleo di Crotone di approfondire le segnalazioni per operazioni sospette e dalla parallela attività di analisi svolta dal Procuratore della Repubblica sui fascicoli dei fallimenti in essere, è stata diretta dal Sost. Proc. Dott. Gaetano Bono ed è iniziata nel 2015.
Lo schema criminoso del “consulente” Storari
Gli imprenditori che in nord-Italia si venivano a trovare in difficoltà, accedevano ai “servizi” offerti da questa particolare “agenzia”, venendo a conoscenza delle capacità di Alberto Storari attraverso un passa parola fra i clienti soddisfatti. Tale “consulente” entrava quindi in contatto con le varie aziende in crisi, accomunate da consistenti pendenze erariali e debitorie, e a queste proponeva un contratto all-inclusive comprensivo di tempi e costi che veniva consegnato e fatto firmare all’amministratore in difficoltà; il contratto prevedeva principalmente 3 fasi:
– la distrazione degli “assets positivi” esistenti attraverso falsi contratti di cessione di rami d’azienda e svuotamento di conti societari anche attraverso false fatturazioni;
– la creazione di una nuova compagine sociale “amministrata” da soggetto appartenente al medesimo gruppo familiare e/o compiacente;
– il trasferimento della sede legale (con tutte le passività a quel punto esistenti) nella provincia crotonese con intestazione delle quote sociali a prestanomi compiacenti e contestuale nomina del rappresentante legale “vittima sacrificale” dei successivi destini societari.
La regia dei vari passaggi era affidata a due insospettabili professionisti:
• il Commercialista di fiducia Antonio Castello con studio in Genova, il quale avendo già la disponibilità delle smart card (utilizzabili per la firma digitale dei documenti) intestate alle teste di legno crotonesi provvedeva ed effettuare le comunicazioni alle CCIAA riguardanti le cessioni di quote, i trasferimenti sede, ecc senza incontrare direttamente i soggetti interessati;
• l’avvocato Ivana Masolo di Torino, che si preoccupava di offrire la propria consulenza legale alle varie trasformazioni societarie entrando direttamente in contatto con gli imprenditori “clienti” dei Storari.
Nell’ultima fase entrava in scena Giuseppe Chiodo, uomo di fiducia di Storari sul territorio crotonese il quale si occupava di “reclutare” i vari prestanome, di trovare le sedi dove trasferire le società da condurre al fallimento, individuare gli studi notarili per lo svolgimento dei falsi atti di cessioni di quote formalmente ineccepibili, sino ad arrivare a diventare egli stesso, temporaneamente, amministratore di società.