Acqua non potabile usata per rete idrica pubblica, indagati funzionari della Regione e dirigenti

CATANZARO – I carabinieri del Nas di Catanzaro, su disposizione del Pm di Vibo Valentia, Michele Sirgiovanni, stanno effettuando perquisizioni in uffici regionali.

I militari hanno notificato avvisi di garanzia a 7 funzionari della Regione Calabria e 3 dirigenti di società provate per i reati di truffa, avvelenamento colposo di acque, abuso e omissione d’ufficio e falso. L’accusa sostiene che è stata distribuita acqua non potabile prelevata dall’invaso Alaco, tra le province di Vibo Valentia e Catanzaro. Le perquisizioni compiute dai carabinieri hanno riguardato gli uffici dei dipartimenti Ambiente, Obiettivi strategici e Lavori pubblici della Regione Calabria e nei confronti di una società di Vibo Valentia e due di Roma. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati a Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Bologna, Ragusa e Roma e sono stati emessi nell’ambito dell’indagine condotta dal Nas di Catanzaro e coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia e chiamata ‘Acqua sporca due’. Gli inquirenti sostengono che è stata prelevata acqua non idonea al consumo umano dall’invaso Alaco e distribuita nella rete idrica pubblica.

L’Alaco rifornisce la quasi totalità dei Comuni della provincia di Vibo Valentia ed alcuni comuni del basso ionio soveratese, in provincia di Catanzaro. Già in passato la Procura di Vibo Valentia aveva compiuto una inchiesta sull’utilizzo di acqua non potabile prelevata dall’invaso Alaco. Quell’inchiesta aveva portato alla richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 16 indagati, tra funzionari e amministratori pubblici e dirigenti della Sorical. Nel corso dell’indagine è stata scoperta una distrazione di fondi, originariamente destinati all’implementazione tecnico-organizzativa dell’Arpacal e dirottati verso un’azienda privata. I Nas di Catanzaro parlano di distrazione dei fondi è avvenuta attraverso lo svolgimento di una gara d’appalto della Regione Calabria relativa al ‘Sistema di rilevamento quali/quantitativo dei corpi idrici superficiali’ per la quale, secondo l’accusa, è stata illecitamente trovata la copertura finanziaria soltanto dopo la sua aggiudicazione.

 

Acque mai analizzate

Non sarebbero mai state sottoposte a controlli o analisi le acque contenute nell’invaso Alaco per accertare se fossero potabili. Stamane i carabinieri del Nas, oltre alla notifica degli avvisi di garanzia, hanno acquisito anche numerosi documenti pressi gli uffici della Regione Calabria. Nel corso delle indagini, attraverso la comparazione di accertamenti chimici sull’acqua e l’acquisizione di documenti, è emerso che l’invaso Alaco non è stato mai classificato. Invece di procedere alla classificazione attraverso analisi delle acque del bacino, erano state analizzate e classificate le acque di due delle numerose fiumare affluenti del bacino idrico artificiale. E’ emerso quindi che la classificazione di ‘acque potabili previo trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione’ dell’invaso, attribuita dalla Regione Calabria, risultava non corrispondente al vero.

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