BARI – Ora vuole 516 mila euro per i sei mesi di ingiusta detenzione.
Il pregiudicato barese Pasquale Capriati, 54 anni, parente del boss di ‘Bari Vecchia’ Antonio, fu arrestato il 25 novembre 1990 per tentata rapina, tentato omicidio, porto e detenzione di armi, per fatti risalenti a 10 giorni prima. Sull’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, in prossimità dello svincolo di Palmi, tre delinquenti a bordo di un’auto, dopo avere affiancato un autoarticolato proveniente dalla Sicilia, tentarono di rapinare il conducente del mezzo pesante inducendolo a fermarsi sotto la minaccia di un’arma da fuoco. Ne nacque un inseguimento e numerosi colpi di pistola furono sparati contro il tir, il cui conducente che riuscì a sottrarsi all’agguato. Tra i responsabili del colpo fu individuato proprio lui, il barese Pasquale Capriati, all’epoca 30enne.
Arrestato, è rimasto in carcere fino al 30 marzo 1991 e poi ai domiciliari per altri due mesi. Il processo è cominciato nel 1994 ma Capriati di processi ne ha affrontati sei. Condannato in primo grado a 8 anni di reclusione e poi sottoposto ad un nuovo giudizio di primo grado, perché la Corte di Appello annullò la prima sentenza del Tribunale di Palmi. Seconda condanna a 6 anni confermata in secondo grado. Sentenza annullata con rinvio dalla Cassazione, e nuovo processo di secondo grado, conclusosi nel 2011 con un’assoluzione piena, divenuta irrevocabile nel febbraio 2013. Capriati, oggi attore e autore di canzoni neomelodiche con il nome d’arte di Lino Prati, attende l’udienza dinanzi alla Corte di Appello di Messina, fissata per il 18 marzo 2015, in cui si discuterà l’istanza di riparazione per ingiusta detenzione avanzata dal difensore, l’avvocato Massimo Roberto Chiusolo.