Operazione “Filo Rosso”, colpita la cosca Giampà. Nove provvedimenti di fermo (NOMI e VIDEO)

La Polizia ha arrestato nove esponenti della cosca Giampà di Lamezia Terme nell’ambito dell’operazione denominata “Filo Rosso”

 

CATANZARO – E’ in corso una vasta operazione antimafia della Polizia di Stato che sta eseguendo 9 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto a carico di membri attivi della cosca Giampà operante in Lamezia Terme. I destinatari della misura restrittiva sono ritenuti colpevoli di associazione di stampo mafioso e di numerose estorsioni a carico di esercizi commerciali ed imprenditori operanti nella città di Lamezia Terme, nonché di atti intimidatori attuati attraverso il posizionamento di bottiglie incendiarie nei pressi delle attività commerciali e di danneggiamenti con l’utilizzo di ordigni esplosivi. Agli indagati sono inoltre contestati numerosi episodi di spaccio di sostanze stupefacenti.

Le attività investigative hanno permesso di accertare che taluni soggetti appartenenti alla cosca lametina, tornati in libertà dopo l’espiazione delle condanne riportate a seguito delle operazioni di polizia “Medusa” e “Perseo” o all’atto dell’ammissione a misure cautelari alternative alla detenzione, si riattivavano con il fine di reimporre la loro influenza criminale nelle zone storicamente controllate dalla cosca di riferimento.

GUARDA IL VIDEO DEL BLITZ

I DESTINATARI DEL FERMO

Gianluca Giovanni Notarianni, detto “Luca”, 24 anni di Lamezia Terme;
Saverio Giampà, 30 anni di Lamezia Terme;
Pasquale Notarianni, 31 anni di Lamezia Terme;
Luigi Leone, 33 anni di Lamezia Terme;
Giuseppe Cappello, detto “Cutulicchio”, 33 anni di Lamezia Terme;
Michele Bentornato, detto “U Grassu”, 32 anni di Lamezia Terme;
Fabio Vescio, 20 anni di Lamezia Terme;
Alessandra Folino, 31 anni, di Lamezia Terme
Michael Mercuri, di 28 anni, Pizzo Calabro

Dai piccoli esercizi commerciali alle grandi aziende, tutti vittime di estorsioni e minacce e costrette e pagare il “pizzo” alla cosca Giampa’ di Lamezia Terme. Nonostante avessero già vissuto un periodo in carcere, dopo le operazioni “Medusa” e “Perseo” contro la cosca di ‘ndrangheta, alcuni esponenti erano tornati in liberta’ ed avevano ripreso l’attivita’ criminale, costringendo i negozi a pagare o con merce anche di poco valore oppure attraverso la richiesta periodica di somme di denaro, anche ingenti. I giovani si vantavano addirittura di avere un parente in carcere e quindi pretendevano di imporre il loro ruolo criminale. E’ questo il quadro che emerge dall’operazione “Filo rosso”. Per costringere gli imprenditori a pagare, gli esponenti della cosca avrebbero utilizzato le intimidazioni con bottiglie incendiarie e danneggiamenti con ordigni esplosivi davanti agli esercizi. Ma la polizia ha anche ricostruito diverse attivita’ di spaccio di sostanze stupefacenti, a conferma di un’organizzazione criminale impegnata su piu’ fronti. Saverio Giampa’, uscito dal carcere per fine pena nell’ottobre 2016, insieme a due affiliati sottoposti ancora uno agli arresti domiciliari e l’altro alla sorveglianza speciale, avrebbe ripreso l’attivita’ criminale, non sapendo pero’ di essere intercettato in ogni suo spostamento. Tra le intimidazioni portate a termine, anche un ordigno artigianale posizionato davanti al cancello del cantiere per la realizzazione del nuovo palazzetto dello sport di via del Progresso per costringere la ditta impegnata nei lavori a cedere alle richieste estorsive.

conf stampa filo rosso 2

 

Le indagini hanno anche evidenziato la netta contrapposizione tra la cosca Giampa’ e il clan dei Torcasio, storici avversari, al punto che dopo l’operazione della Dda contro i Torcasio per detenzione di armi, i Giampa’ avrebbero avuto momenti di fibrillazione perche’ preoccupati del possesso di altre armi da parte degli stessi rivali. Un clima particolarmente teso, dunque, al punto da scatenare anche frizioni interne al clan Giampa’. Come nel caso dell’ordigno esplosivo piazzato davanti casa di Saverio Giampa’, con il danneggiamento della porta di ingresso e dell’autovettura dell’uomo. Subito dopo uno degli affiliati, risultato legato ai Notarianni, sarebbe stato prima pestato selvaggiamente, quindi sarebbe stato costretto a lasciare la citta’ per evitare di rimanere vittima di una imboscata. Per scongiurare eventuali delitti, la polizia ha quindi deciso di chiudere le indagini e portare a termine l’operazione.

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