Accertati i condizionamenti dell’attività amministrativa da parte della criminalità organizzata.
ROMA – Quattro comuni sciolti per condizionamento della criminalità organizzata: questa la decisione del Consiglio dei ministri, riunitosi ieri mattina a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti. Un Consiglio lampo, quello che a Palazzo Chigi ieri, ha deliberato, su proposta del ministro dell’Interno Marco Minniti, lo scioglimento dei Consigli comunali di San Felice a Cancello (Caserta), Laureana di Borrello (Reggio Calabria), Bova Marina (Reggio Calabria) e Gioia Tauro (Reggio Calabria), per accertati condizionamenti dell’attività amministrativa da parte della criminalità organizzata. La gestione degli enti, già sciolti per motivi amministrativi, viene pertanto affidata ad apposite Commissioni.
Non si voterà a Gioia Tauro e a Laureana di Borrello
Conseguenza immediata dello scioglimento è che, il prossimo 11 giugno, non si voterà a Gioia Tauro e a Laureana di Borrello, i due Comuni della Piana di Gioia Tauro sciolti per mafia. Entrambi erano stati commissariati in via ordinaria dopo le dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali.
Gioia Tauro: terzo scioglimento (altri nel 1991 e nel 2008)
A Gioia Tauro il sindaco Giuseppe Pedà era stato costretto a lasciare il 23 dicembre del 2016 a seguito delle dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali e il prefetto aveva nominato un commissario prefettizio. Dopo il suo arrivo scattarono altre due inchieste antimafia, che portarono all’arresto del dirigente dell’ufficio tecnico comunale Angela Nicoletta e di alcuni parenti di ex amministratori locali. L’inchiesta “Cumbertazione” aveva visto il coinvolgimento di numerose aziende e imprese accusate di aver manipolato alcune importanti gare di appalto che si erano svolte nella Piana e in Calabria.
Laureana di Borrello: primo scioglimento, arrestato ex assessore
Anche a Laureana di Borrello il prefetto di Reggio Calabria aveva inviato un commissario dopo le dimissioni contestuali del sindaco Paolo Alvaro e di tutti i consiglieri comunali dopo un’inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che aveva portato all’arresto dell’ex assessore comunale Vincenzo Lainà, ritenuto il riferimento politico della cosca Lamari.
Bova Marina: ai domiciliari il sindaco
A Bova Marina, lo scioglimento di oggi trova origine in un’inchiesta giudiziaria. L’accesso antimafia, infatti, era stato disposto nel gennaio scorso dal prefetto di Reggio Calabria dopo l’arresto, avvenuto il 7 dicembre 2016, del sindaco Vincenzo Crupi, posto ai domiciliari nell’ambito di una inchiesta della Dda reggina con l’accusa di corruzione in relazione all’appalto per la raccolta dei rifiuti nel suo comune, «controllato», secondo l’accusa, dalla cosca Iamonte, uno dei gruppi storici della ‘ndrangheta. Crupi si era poi dimesso il 9 dicembre ed il prefetto aveva sospeso il consiglio comunale nominando un commissario.