SULMONA (AQ) – Avrebbe voluto incontrare lo psichiatra, ma non gli è stato permesso.
A pagare le conseguenze di questo diniego è stato il medico di turno al carcere di Sulmona che è finito in ospedale insieme all’agente che lo stava sorvegliando. L’episodio si è verificato ieri mattina quando un detenuto calabrese al 41 bis, A.R. di 30 anni, esponente di spicco della ‘ndrangheta, ha malmenato il medico al quale si era rivolto per chiedere di essere sottoposto a visita psichiatrica. Nella discussione è rimasto coinvolto anche un agente di polizia penitenziaria, che era immediatamente intervenuto a difesa del medico per bloccare il manesco e irascibile boss. Sia il medico che l’agente hanno dovuto far ricorso alle cure del pronto soccorso dell’ospedale cittadino, dove è stata diagnosticata, per entrambi, una prognosi di 10 giorni. A stigmatizzare l’episodio è intervenuta la Uil penitenziari, che ha sottolineato, ancora una volta, la drammatica carenza di personale in cui versa il carcere peligno, il più importante e irrequieto della regione. “Un fatto gravissimo che nasconde precise responsabilità – sottolinea con forza Mauro Nardella della Uil Penitenziari – “Non è possibile che un solo medico possa sostenere 60 visite al giorno e che ci sia un infermiere ogni 500 detenuti, con un solo agente penitenziario al suo fianco a vigilare, quando la normativa ne prevede almeno tre. Una situazione di grande pericolo sia per gli operatori che per gli stessi detenuti che va immediatamente risolta”.