PALERMO – La droga nel quartiere Zen di Palermo arrivava dalla Calabria.
Cocaina come se piovesse per un traffico di droga in mano a Guido Spina. L’uomo nella sua villa bunker ripeteva di essere stato investito direttamente dai capimafia di un tempo. E’ quanto emerge dall’inchiesta antimafia denominata in codice ‘Fiume’, in corso a Palermo. Il mafioso nelle intercettazioni chiamava i boss i “cristiani buoni”. Spina sapeva come fare contenti i residenti dello Zen, nel quartiere periferico di Palermo nel corso di una festa a sue spese ha invitato il suo cantante preferito, il neomelodico Gianni Vezzosi. Il cantante, molto noto nei quartieri popolari palermitani, quella sera ha cantato ai boss: “O killer”, la storia di un sicario di mafia, e “Lettera a papà”, la giornata di un detenuto. Sono oltre cento, gli agenti della Direzione investigativa antimafia che stanno eseguendo 17 ordinanze di custodia cautelare con le accuse di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti ed estorsione. Tra gli arrestati figura proprio Guido Spina, indicato come il capomafia dello Zen. L’operazione mira a disarticolare le cosche che operano nello storico mandamento di San Lorenzo e Tommaso Natale. Numerosi arrestati gravitano nel quartiere Zen, uno dei più degradati alla periferia occidentale di Palermo e Spina, 49 anni, ritenuto il responsabile della famiglia mafiosa, è accusato della gestione di un vasto traffico di droga nel quartiere e di avere ordinato numerose estorsioni sia nei confronti di esercizi commerciali sia ai danni degli abitanti dei cosiddetti padiglioni dello Zen. Inoltre, avrebbe gestito la `cassa´ della famiglia mafiosa, provvedendo al mantenimento in carcere degli affiliati detenuti. La villa di Spina, sempre allo Zen, sarebbe stata una vera e propria roccaforte, dotata di sofisticati sistemi di sicurezza e trasformata in una sorta di `supermercato´ della droga all’ingrosso e dettaglio.