Una morte “sospetta” e sei medici indagati. Un fatto che ha coinvolto ben tre ospedali tra la Sibaritide e il Pollino.
Il 69enne di Campana Amedeo Rossano è spirato nell’ospedale di Castrovillari dopo essere stato trasferito dal nosocomio di Cariati a quello di Corigliano e da qui in quello della città del Pollino dove poi è morto. All’origine del suo ricovero una caduta con la conseguente frattura del femore. L’anziano è deceduto a distanza di qualche giorno da quell’infortunio. Da Campana, dove viveva, Amedeo Rossano s’era fatto visitare dai medici del Pronto Soccorso della vicina Cariati. Da lì i sanitari lo avevano trasferito a Corigliano. Fino a mercoledì scorso quando i medici di Corigliano avevano deciso di trasferirlo nell’ospedale di Castrovillari. Dove Amedeo è morto a distanza di qualche ora dal ricovero. La moglie e la figlia, attraverso l’avvocato Ida Filippelli, hanno presentato un esposto alla Procura castrovillarese. Del “caso” ora si occupa il sostituto procuratore Francesco Pellecchia il quale ha già avviato le indagini per fare luce su una morte ritenuta “sospetta”. Il magistrato inquirente ha disposto l’acquisizione della cartella clinica e l’autopsia. Quest’ultima è stata già effettuata dal medico legale incaricato, Walter Caruso, il quale depositerà la relazione peritale entro una sessantina di giorni. L’inchiesta aperta dal Pm Pellecchia coinvolge i medici degli ospedali di Cariati e di Corigliano dove l’anziano era stato visitato ed inizialmente curato prima che il suo quadro clinico peggiorasse improvvisamente fino al decesso avvenuto nel nosocomio castrovillarese. L’avviso d’accertamento tecnico irripetibile relativo all’esame autoptico è stato ricevuto da tutt’e sei i medici coinvolti i cui nomi sono stati iscritti nel registro degl’indagati. Ovviamente si tratta d’un atto dovuto nei confronti di Domenico Lorenzo, medico del pronto soccorso di Cariati, e dei suoi colleghi in servizio presso l’ospedale di Corigliano Leonardo Piro, Mario Serra Cassano, Vincenzo Lacamera, Franco Ieno e Sandra Monaco (assistiti e difesi dagli avvocati Pierluca Bonofiglio, Giancarlo Bria, Antonella Urso, Domenica Nociti e Mauro Cordasco). Per i sei professionisti vale, ovviamente, la presunzione d’innocenza fino a prova contraria. I familiari si sono rivolti alla magistratura per sapere come e perché le condizioni di salute del loro congiunto s’erano improvvisamente aggravate fino a provocarne il decesso. Domande alle quali potranno rispondere i risultati degli esami anatomopatologici effettuati durante l’autopsia. Le analisi condotte dal perito nominato dalla Procura dovranno stabilire se la morte del paziente sia avvenuta a causa di possibili negligenze dei medici che lo avevano visitato e sottoposto alle loro cure, o se piuttosto essa sia avvenuta indipendentemente da eventuali imperizie dei medici nel corso dei trasferimenti da un ospedale all’altro. Nella propria relazione finale il medico legale dovrà pure accertare se la frattura del femore dell’anziano paziente sarebbe stata comunque fatale, o se, piuttosto, siano ravvisabili possibili responsabilità dei medici che lo hanno avuto in cura negli ospedali di Cariati e di Corigliano.