LAMEZIA TERME – E’ accusato di peculato per 2 milioni e mezzo di euro e di altri reati in materia tributaria.
Questa mattina il consigliere comunale di Lamezia Terme Raffaele Mazzei, è stato arrestato nella sua qualità di commercialista dai finanzieri lametini che stanno anche eseguendo un sequestro di beni nei confronti di Mazzei, recentemente passato all’Udc dopo essere stato eletto nel Pdl e poi avere aderito al Nuovo centrodestra. L’arresto è stato eseguito nell’ambito di un’inchiesta condotta dalle fiamme gialle e coordinata dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme sulla gestione della liquidazione di una cooperativa edile, la “Capanelle 2000”. Dalle indagini sarebbero emerse alcune irregolarità compiute da Mazzei che tra il 2008 ed il 2012 è stato commissario liquidatore della società.
In particolare Mazzei, in qualità di commissario nominato dal ministero per lo sviluppo economico, di una cooperativa edilizia in liquidazione coatta amministrativa con sede legale a Roma, avrebbe prosciugato quasi completamente il patrimonio della stessa sottraendo 2.485.945 euro dall’attivo della cooperativa. Secondo quanto emerso dalle indagini dei finanzieri, il consigliere comunale lametino, si sarebbe appropriato illecitamente del denaro grazie a vari comportamenti che hanno portato al compimento anche di vari reati di natura tributaria. In particolare il professionista, secondo l’accusa, ha emesso e utilizzato fatture per operazioni risultate in tutto o in parte fittizie, e, tra l’altro, operate da società riconducibili, più o meno direttamente, allo stesso commercialista. Inoltre, ha addebitato alla cooperativa “non giustificate” spese alberghiere, di ristorazione e di viaggio ed ha assunto personale con varie mansioni, di fatto non utilizzato essendo l’ente sociale non operativo. Gran parte degli assunti, tra l’altro, risultavano già legati da rapporti di lavoro con società sempre riconducibili allo stesso indagato. Mazzei, per l’accusa, avrebbe anche rappresentato fittiziamente rilevanti canoni economici, posti a carico della cooperativa, per pagare artificiose locazioni di immobili, ed avrebbe sostenuto spese sproporzionate per consulenze professionali.
INDAGATA ANCHE UNA DONNA
Nell’inchiesta è indagata anche una seconda persona, una donna della quale non è stato reso noto il nome, che avrebbe emesso fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti. Dalle indagini sono così emersi reati di carattere tributario per emissione di fatture per operazioni inesistenti per 585.169 euro, utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per 531.669 euro, omesso versamento di ritenute certificate pari a 89.211 euro. In conseguenza di quest’ultimi reati, l’autorità giudiziaria ha disposto nei confronti dei due indagati anche l’applicazione della misura del sequestro preventivo per equivalente dei beni nella disponibilità degli stessi, fino alla concorrenza di 110.897 euro nei confronti del commercialista arrestato e di 43mila 474 euro nei confronti dell’altro indagato. “E’ un fatto di una gravità rilevante in quanto si tratta di un pubblico funzionario”, ha commentato il procuratore della Repubblica di Lamezia Terme Domenico Prestinenzi, mentre il comandante del gruppo della Guardia di finanza di Lamezia, ten. col. Fabio Bianco ha evidenziato “l’aspetto coreografico” della vicenda, dato dal fatto che “si sia fatto rimborsare pranzi e spese alberghiere non riconducibili alla sua attività”.