CATANZARO – Roberto Mastro parroco di Belcastro dal 2007 al 2010 è stato rinviato a giudizio con l’accusa di pedofilia.
La prossima udienza per il sacerdote che in soli tre anni è riuscito ad abusare di 17 ragazzini che frequentavano la propria parrocchia è stata fissata per il 10 Aprile. A giudicare la sua posizione sarà una donna, il giudice Maria Rosaria di Girolamo che la prossima settimana dovrà decidere se mandare o meno il prete a processo dopo il confronto tra l’accusa e la difesa. Gravi i capi d’accusa che pendono sulla testa del parroco che secondo la Procura di Catanzaro si è reso autore di abusi sessuali ai danni di diciassette bambini. Non è da escludere che altre vittime pur subendo violenze non abbiano sporto denuncia. Le indagini che hanno scosso la comunità di Belcastro, un comune del catanzarese con meno di mille abitanti, sono scaturite dagli esposti presentati dai genitori di un bimbo che hanno segnalato alle autorità le violenze che pare il sacerdote abbia commesso ai danni del figlio. Una vera e propria bomba ad orologeria che ha scatenato una vera e propria pioggia di denunce nei confronti del parroco da parte di altre famiglie cui ragazzini hanno confessato di essere stati oggetto di particolari attenzioni da parte del sacerdote.
Le indagini sono durate oltre tre anni, seguite da un pool di esperti che ha ritenuto attendibili tutti i racconti dei minori. Depositate le denunce il prete accusato di pedofilia sparì nel nulla in tutta fretta e pare oggi si trovi in una località del centro Italia. I ragazzini interrogati dalle autorità hanno tutti confermato di aver avuto “rapporti di natura sessuale” con il parroco che nella piccola parrocchia di Belcastro aveva fondato anche un gruppo scout per adescare i giovani. Nominato dall’arcivescovo della Diocesi di Crotone Santa Severina, Domenico Graziani, il 1 ottobre 2007 presbitero di Belcastro, Mastro gode ancora della stima dei propri confratelli che nonostante si siano in questi anni trincerati in un imbarazzante silenzio hanno lasciato trapelare solo una nota in cui si affermava che don Roberto aveva svolto il suo mandato con impegno.