Combattimenti a Latakia, slitta il trasbordo delle armi chimiche

LATAKIA – Damasco piange la morte del cugino del presidente Assad a capo delle milizie filogovernative perito ieri nel corso dei bombardamenti nella provincia di Latakia.

La città che ospita il porto dal quale dovranno salpare le navi contenenti l’arsenale chimico siriano è da sabato scossa da violenti tumulti che hanno bloccato le operazioni di carico delle armi da distruggere in mare aperto. Finora pare che sia pronto solo un terzo del materiale che dovrà approdare a largo di Gioia Tauro per essere trasbordato sul laboratorio galleggiante statunitense Cape Ray ad oggi fermo a Rota in Spagna. Il trasbordo sino a pochi giorni fa previsto a fine aprile slitterà a data da destinarsi. Sulla nave danese Ark Futura destinata ad effettuare il ‘trasloco chimico’ in Calabria è stato già caricato il 29,5% delle 850 tonnellate da trasferire contenente 20 tonnellate di iprite un gas conosciuto anche come gas mostarda per il suo odore. L’iprite fu impiegata per la prima volta in Belgio nel corso della prima guerra mondiale.

 

COSA PROVOCA L’IPRITE: Penetra in profondità nello spessore della cute aprendo devastanti piaghe. Concentrazioni di 0,15 milligrammi  d’iprite per litro d’aria  risultano letali in circa dieci minuti; concentrazioni minori producono gravi lesioni, dolorose e di difficile guarigione. La sua azione è lenta (da quattro ad otto ore) ed insidiosa, poiché non si avverte dolore al contatto. Agisce sulla pelle anche infiltrandosi attraverso gli abiti, il cuoio, la gomma e diversi tessuti anche impermeabili all’acqua. In caso di esposizione a dosi molto elevate provoca danni gravissimi all’apparato respiratorio e cecità. Dall’infiammazione della cornea la morte può sopraggiungere in una settimana circa. La classe di molecole appartenenti all’iprite induce danni al DNA, per la loro tendenza a legarsi ad esso, e tutte le patologie derivanti come induzione di tumori e genotossicità.

 

L’ALLARME DI GREENPEACE: L’associazione ambientalista ha scritto una lettera all’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche sulla necessità di garantire maggiore trasparenza a un’operazione tanto importante quanto pericolosa. “Il trasbordo di queste sostanze dovrebbe essere materialmente eseguito in 10-24 ore secondo le informazioni diffuse in un opuscolo dalla Protezione Civile. La Protezione Civile assicura sicurezza per il porto (lato terra e lato mare) e “rigoroso rispetto delle procedure e delle misure (incluse quelle per la gestione di eventuali emergenze) già previste ed adottate nel porto [di Gioia Tauro] per la movimentazione di merci pericolose”. Nel medesimo opuscolo, la Protezione Civile assicura infatti che “già oggi il porto di Gioia Tauro: movimenta normalmente merci appartenenti alla Classe 6.1 e che nel biennio 2012-2013 nelle sue banchine sono stati trasbordati 3.048 container contenenti sostanze pericolose della stessa classe di quelle provenienti dalla Siria per un totale di 60.168 tonnellate”. L’opuscolo però non dice chi è che materialmente eseguirà queste operazioni e in quali condizioni di sicurezza. Greenpeace ha ricevuto informazioni circostanziate, che non è in grado di verificare direttamente, sulle condizioni in cui è costretto oggi a operare il Nucleo Batteriologico Chimico Radioattivo (NBCR) dei Vigili del Fuoco che è incaricato di effettuare tale operazione. Queste informazioni combaciano con quanto dichiarato in un comunicato stampa dall’Unione Sindacale di Base (USB) dei Vigili del Fuoco che afferma che “sono anni che il personale non viene più formato in materia NBCR e per i mezzi acquistati per questo scopo, buttati in capannoni oppure impiegati per altri servizi d’istituto, non è possibile la manutenzione perché mancano i fondie che “i materiali [delle dotazioni di sicurezza] come i filtri e le tute, sono scaduti e non idonei nemmeno per una esercitazione“. La USB dei Vigili del Fuoco lamenta che il personale viene mandato allo sbaraglio per motivi di “immagine internazionale”. Appare doveroso interrogarsi sulle condizioni in cui sostanze molto pericolose sono movimentate regolarmente nel nostro Paese, nei porti e altrove. Quanto ci viene segnalato va infatti ben oltre la questione contingente delle operazioni di trasbordo delle armi chimiche e ci chiediamo se il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, abbia chiesto ai suoi uffici di verificare se le informazioni diffuse dalla USB dei Vigili del Fuoco siano fondate e, nel caso, quali iniziative il Ministero intenda assumere”.

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