Spaccio e ‘pizzo’: a Lucca comanda la ‘ndrangheta, tredici arresti

LUCCA – E’ stata denominata “Runner” l’operazione che ha portato all’arresto di 13 persone, al sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 1,4 milioni di euro e all’attività di una cosca della ‘ndrangheta tra le province di Lucca, Reggio Calabria e Milano. 

Le indagini sono iniziate nel 2011 a seguito di un attentato incendiario avvenuto ad Altopascio, dove risiede il boss della cosca, Giuseppe Lombardo. A prendere fuoco furono due furgoni di proprieta’ di un imprenditore della zona, preso di mira dalla cosca perchè “reo” di non voler pagare il “pizzo”. Dopo qualche giorno infatti, anche la sua abitazione fu oggetto di un attentato incendiario. Secondo i carabinieri proprio a Lombardo si occupava, oltre che di estorsioni effettuate con minacce e violenza, a carico delle ditte della zona, anche di traffico di stupefacenti, acquisiti da membri di cosche della ‘ndrangheta calabrese, alle quali l’uomo era legato. Inoltre, sono stati raccolti degli elementi che legavano il piccolo boss di Altopascio alla cosca dei Facchineri, per i quali Lombardo effettuava un’attivita’ di usura e ai quali doveva rendere conto. Proprio la vastità del giro ha portato la Procura di Lucca a trasferire l’indagine alla Dda di Firenze, dove, peraltro, il gico della guardia di finanza stava gia’ svolgendo una seconda indagine, incentrata, questa volta, sul traffico di droga gestito da Lombardo che dalla Calabria portava la droga in Toscana. Ciò che è stato accertato che i membri di questo clan della ‘ndrangheta avevano messo radici in Toscana; persone definite dagli inquirenti ‘Prive di scrupoli e ossequiose alle direttive del capo

 

L’ORGANIZZAZIONE DEL CLAN – Antonio Scavelli, uomo di fiducia e tuttofare di Lombardo viveva in una casina di legno costruita in un campo di Lombardo e aveva il compito di vigilare, al fine di informare ‘il capo’ di quanto accadeva ad Altopascio, ma che vendeva anche la droga per Lombardo. Gianluca Cecere, napoletano, anche lui residente ad Altopascio e spacciatore e che, nel corso delle indagini, si è poi trasferito a Ciro’ Marina in provincia di Crotone; e ancora, Salvatore Spataro, cognato di Lombardo, calabrese e residente a Chiesina Uzzanese (Pistoia), che aveva il doppio ruolo di spacciatore e corriere della droga dalla Calabria alla Toscana, anche usando auto a noleggio per eludere i controlli della polizia; Salvatore Varsalona, palermitano residente ad Altopascio, gia’ condannato in via definitiva per omicidio, oltre a spacciare aveva il compito di ‘riscuotere i crediti’, essendo particolarmente violento; Alessio Mecca, pesciatino residente ad Altopascio, spacciatore con Varsalona della droga portata da Spataro; Fabio Nottoli di Altopascio che, su mandato di Lombardo, sospettato di aver scagliato una bottiglia incendiaria contro l’abitazione dell’imprenditore altopascese che non pagava il pizzo, ma che, al processo e’ stato giudicato non colpevole del fatto per mancanza di prove; Giuseppe Violi, residente a Cittanova (Rc), carrozziere, referente calabrese di Spataro, al quale forniva lo stupefacente quando questo andava in Calabria, che nascondeva abilmente all’interno dell’auto. Michele Napoli, residente a Melicucca’ (Rc) era un altro corriere di fiducia; Angelica Zottola, moglie di Giuseppe Lombardo e Maria Lombardo, sorella di Giuseppe e moglie di Spataro, entrambe consapevoli delle attivita’ illecite dei mariti e attive all’interno dell’organizzazione; Francesco Benevento, crotonese residente ad Altopascio, spacciatore come anche Antonio Barbuto calabrese residente a Pescia e Luca Tomei di Castelfranco di Sotto (Pisa), spacciatore che, oltre a spacciare, funge da intermediario tra Lombardo e I nomadi per l’acquisto di 4 fucili rubati e 50 cartucce, tutte ritrovate e sequestrate dai carabinieri durante le indagini.

 

CHI E’ GIUSEPPE LOMBARDO – Fa parte di una famiglia storica della ‘ndrangheta: suo padre, Antonino, apparteneva alla cosca Facchineri di Cittanova (Rc), arrestato per mafia nel 1997 e condannato definitivamente nel 2003, era sfuggito nel 1987 a un agguato mafioso nell’ambito di una faida tra famiglie, dove mori’ un altro figlio, Angelo, e altri due rimasero feriti. Temendo per la propria vita, Antonino decise di ‘cambiare aria’ e si trasferi’ ad Altopascio assieme al figlio Giuseppe, che, all’epoca, aveva 22 anni. Quest ultimo pero’ rimase in contatto con il clan di appartenenza i Facchineri. Anzi, se n’e’ fatto vanto e ha riproposto il modello ‘ndranghetista ad Altopascio. Lombardo ha mantenuto forti i legami con un’importante famiglia della ‘ndrangheta, i Facchineri e lui stesso ammette di appartenere alla cosca che fa capo a tale famiglia. Nella Relazione annuale della Commissione parlamentare d inchiesta del 2008, Giuseppe Lombardo viene indicato quale organicamente appartenente alla cosca Facchineri in Toscana ed autore del tentato omicidio di un nomade, Sebastian Fudorovic, nel 2006. Inoltre, i militari dell’Arma di Lucca che hanno svolto le indagini hanno documentato numerosi viaggi che Lombardo ha fatto a Cesano Boscone e Lacchiarella i due comuni nel milanese dove vivono i familiari di Vincenzo e Giuseppe Facchineri, ambedue detenuti, per ricevere direttive sulle attivita’ illecite in corso, ma anche e soprattutto ‘Per portare i soldi ai carcerati’, come lui stesso diceva, portando denaro ai familiari dei due Facchineri incarcerati. Dalle indagini emerge che Lombardo racconta di far parte della cosca e di avere il controllo di un autosalone di Trezzano sul Naviglio e usare anche metodi violenti, pur di recuperare i soldi provenienti dalla vendita delle auto. 

 

I BENI SEQUESTRATI – Una villa e un appezzamento ad Altopascio; un appartamento di 7 vani e un’autorimessa sempre ad Altopascio; una Bmw 5,30D del 2011, una Renault Clio del 2013 e un motociclo tutti intestati alla moglie di Lombardo, Angelica Zottola; un’abitazione di 6 vani a Chiesina Uzzanese (Pt) con magazzino e autorimessa, due terreni a Chiesina Uzzanese; una Golf 2.0 del 2010; un dossier titoli del valore di 45mila euro, tutti intestati a Maria Lombardo. La GDF ha evidenziato nel corso della conferenza stampa l’alto tenore di vita della famiglia Lombardo, segnalando i ripetuti viaggi in Calabria, la villeggiatura che dura almeno 2 mesi, le vacanze sulla neve a Natale (periodo di altissima stagione), il pssesso di una villa, attribuita dallo stesso Lombardo di un milione di euro e di un’auto, la Bmw, di almeno 70mila euro tutto questo a fronte di redditi dichiarati assolutamente non congrui. Nel 2011, Lombardo aveva dichiarato 4mila 500 euro di reddito annuo e la moglie 10mila 200 euro. 

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