REGGIO CALABRIA – Il quartier generale del traffico internazionale di stupefacenti è tra i container.
La Squadra Mobile di Reggio Calabria sta eseguendo 23 arresti nei confronti di altrettante persone indagate di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e hashish. L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, colpisce una organizzazione criminale transnazionale, che aveva base operativa nella piana di Gioia Tauro, dove importava dalla Francia ingenti quantitativi di cocaina e hashish successivamente immessi sul mercato in altre regioni italiane. Un immobile nella disponibilità di un indagato, ubicato a Gioia Tauro, del valore stimato di oltre 1 milione di euro, è stato sequestrato.I nomi di diverse griffe della moda venivano utilizzati per indicare il tipo di droga che bisognava acquistare. E’ questo uno dei particolari emersi nel corso delle indagini condotte dalla squadra mobile di Reggio Calabria che stamane ha arrestato i componenti di una organizzazione per delinquere finalizzata al traffico di cocaina e hashish. Durante le indagini gli agenti della squadra mobile hanno compiuto numerose intercettazioni telefoniche dalle quali è emerso che i trafficanti di droga utilizzavano un linguaggio in codice e che si faceva riferimento a diverse case di moda.Proprio per questo motivo i poliziotti hanno deciso di chiamare ‘Griffe’ l’indagine che era in corso. In due distinte circostanze gli investigatori hanno sequestrato a Palermo una volta 75 chili di hascisc e l’altra due chili di cocaina. Sull’hascisc era stato imposto il marchio di una nota azienda che opera nel campo della moda. La droga veniva acquistata in Francia e poi importata in Italia utilizzando automobili di grossa cilindrata. Nelle auto erano realizzati degli appositi vani all’interno dei quali venivano nascosti l’hascisc e la cocaina. La droga, una volta giunta nella Piana di Gioia Tauro, veniva successivamente smistata in molte regioni italiane ed in modo particolare in Sicilia.
Il prezzo della droga variava secondo la qualità e la quantità acquistata. In media, il prezzo dell’hashish oscillava tra i 1.400 ed i 1.700 euro al chilo, mentre la cocaina tra i 45.000 ed i 50.000 euro al chilo. Dalle indagini sono emersi rapporti intensi tra il gruppo dei calabresi e quello dei palermitani. A capo del gruppo dei siciliani c’era Giovanni Sacco, residente nel quartiere Brancaccio del capoluogo siciliano, il quale curava l’acquisto sistematico di ingenti quantitativi di droga direttamente dai calabrese. L’indagine, durata oltre due anni, è stata caratterizzata da numerose intercettazioni telefoniche e da servizi di sorveglianza finalizzati a riscontrare il contenuto dei dialoghi tra i componenti dell’organizzazione. Nel corso dell’operazione della squadra mobile di Reggio Calabria sono state notificate le ordinanza di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Reggio Calabria che ha accolto la richiesta della Dda. Le persone coinvolte nell’operazione sono:
Girolamo Magnoli, 44 anni di Cannes (Francia);
Girolamo Magnoli (33) di Antibes (Francia);
Filippo Iannì (57) di Palmi;
Salvatore Ierace (24) di Gioia Tauro;
Ippolito Raso (25) di Cinquefrondi;
Michelangelo Raso (36) di Taurianova;
Antonio Sorrenti (27) di Gioia Tauro;
Antonino Lofaro (33) di Gioia Tauro;
Giovanni Sacco (51) di Palermo;
Salvatore Inzerra (46) di Palermo;
Antonino Sala (29) di Palermo;
Matteo Testa (29) di Palermo;
Pietro D’Agostino (64) di Palermo;
Angela D’Alia (51) di Palermo;
Jerome Patrick Samarovski (25) di Cannes (Francia);
Samir Saguia (37) di Casablanca (Marocco);
Sodok Ghalloussi (25) di Cannes (Francia);
Michele Giovanizzo (37) di Gioia Tauro;
Arcangelo Furfaro (43) di Taurianova;
Mirko Lucchetta (25) e Carmelo Guerrisi (23), entrambi di Gioia Tauro.
Secondo gli investigatori al vertice dell’organizzazione c’era Girolamo Magnoli (44), il quale, oltre a promuovere, dirigere ed organizzare l’organizzazione, procurava in Francia lo stupefacente da importare in Italia. Magnoli aveva contatti diretti con il gruppo di trafficanti residenti in Francia.