REGGIO CALABRIA – A tracciare il quadro della situazione calabrese e’ Simonetta Bonomi,
soprintendente per i beni archeologici della Calabria che, in un’intervista concessa all’Agi, parla a 360 gradi della situazione regionale, dalla condizione complessiva del patrimonio calabrese, ai Bronzi di Riace ed agli scavi di Sibari devastati da un’alluvione. “Lo stato dell’arte dei beni archeologici in Calabria e’ molto promettente. Occorre finire i lavori e far partire un’organizzazione che renda veramente fruibili questi beni che adesso sistemiamo. Speriamo di risolvere anche i problemi di gestione”. Chiuso dal primo novembre 2009 per lavori di restauro, il Museo archeologico di Reggio Calabria, non e’ piu’ un cantiere aperto, ma ancora si attende la riapertura ufficiale e soprattutto di accogliere i Bronzi di Riace, che da allora sono ospitati a Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale della Calabria. Un ritardo che nei giorni scorsi ha riacceso la polemica sui famosi guerrieri rinvenuti nelle acque di Riace. “Una polemica ciclica – la bolla Simonetta Bonomi – ormai sono qui da quasi quattro anni e ho constatato che l’interesse per i Bronzi e’ ondivago, ha dei picchi, scompare dall’attenzione generale, poi basta una piccola occasione e rimonta l’ondata, quasi sempre con le stesse parole della volta precedente. Adesso forse – aggiunge – e’ il momento in cui possiamo stare un momento piu’ tranquilli rispetto a prima perche’ qualche certezza c’e’: il finanziamento dalla Regione Calabria per l’allestimento e i tempi che mi ha dato il ministero che sono strettissimi, quindi ho assunto l’impegno di esporre i guerrieri nel gennaio 2014. Polemiche tardive, quindi, che avevano un senso magari un anno e mezzo fa”. Mancano meno di sei mesi, dunque, e i Bronzi torneranno a casa, ma in un’altra stanza. Nel frattempo le due preziose statue sono state restaurati a Palazzo Campanellal L’ operazione si e’ conclusa con successo nel dicembre 2011, e adesso attendono ancora di essere collocate al museo sulle due nuovi basi antisismiche che sono state progettate appositamente dall’Enea. Le due statue saranno esposte in una sala situata allo stesso piano dell’ingresso del Museo, ma alla quale i visitatori accederanno al termine della visita dell’intero palazzo progettato da Piacentini e restaurato per i 150 anni della Repubblica. A fare da “scudo” per proteggere i Bronzi dal deterioramento vi sara’ una stanza di “pre-filtro” che servira’ a offrire una “doccia d’aria” ai visitatori, per ripulirli da quelle piccole impurita’ che potrebbero rovinare le due opere d’arte. Una sala che inizialmente non era stata prevista e che ora va realizzata, insieme al completamento degli impianti del palazzo. “Quando e’ iniziata la campagna di restauro – spiega Bonomi – l’analisi diagnostica fatta sullo stato di conservazione di Bronzi ha confermato quel che gia’ si sapeva, perche’ i Bronzi si conservino in maniera ottimale ancora per millenni e’ necessario che stiano in un ambiente controllato climaticamente e filtrato. E’ necessaria una doccia d’aria ai visitatori per evitare che portino impurita’ nella sala dei Bronzi, per preservare la loro fragilita’ fisico-chimica quindi bisogna costruire una sala filtro che non era prevista”. Oltre a questi lavori, pero’, in museo gia’ bolle in pentola un ambizioso progetto di ampliamento sotterraneo verso l’adiacente piazza De Nava. “L’ampliamento sotterraneo in uscita dal museo – rivela Simonetta Bonomi – aumenterebbe gli spazi per servizi al pubblico che sono un po’ carenti nell’edificio originale, ad esempio un auditorium, laboratori didattici, depositi che sono sempre necessari, insomma vogliamo creare un nuovo polmone per il pubblico, che dovrebbe uscire su piazza De Nava, mentre entrerebbe dall’entrata attuale. Altra cosa e’ la conseguente sistemazione della piazza antistante il museo, progetto che ha suscitato qualche polemica, l’obiettivo e’ di evitare che davanti al museo transitino i mezzi, creare un ulteriore polmone all’aperto per il museo”. Gli scavi sotterranei, quasi sicuramente, riserverebbero ulteriori sorprese di natura archeologica. “Sappiamo gia’ – conferma la soprintendente – che andremo a interferire con la necropoli rinvenuta in occasione della realizzazione del museo, e che si e’ rivelata ben piu’ ampia con la costruzione dell’hotel Palace e del palazzo dell’Inps. E’ verosimile che una parte della sala sotterranea porti in luce parte della necropoli, soprattutto tombe ellenistiche, in muratura, di cui c’e’ un campione conservato nei sotterranei del museo”. Dall’ufficio al terzo piano del museo reggino, la soprintendenza e’ occupata a seguire la realizzazione di importanti lavori in tutta la regione: finanziato con 21 milioni di euro di ex fondi Poin, e’ prevista una ulteriore programmazione di interventi di valorizzazione che riguardano Sibari, l’ampliamento del museo reggino vale 10 milioni di euro, poi c’e’ ancora il nuovo museo archeologico nel castello di Carlo V a Crotone, e ancora interventi a Locri. “Partiranno moltissimi lavori – commenta Bonomi – e alla fine di tutto entro il 2015 bisognera’ cercare di finire. La vera sfida pero’ riguarda gestione del patrimonio, rappresenta un’occasione di lavoro e per creare anche un indotto economico ovviamente con il turismo. E’ una bella avventura che ci aspetta”. Il tasto dolente, invece, e’ rappresentato dalla manutenzione ordinaria: “Siamo in grosse difficolta’ con i fondi di manutenzione ordinaria, oggetto di un taglio orizzontale del 40%, cio’ ci procura grossa difficolta’ per mantenere il patrimonio, d’altra parte guardiamo avanti perche’ in accordo con la Regione Calabria sta per avviarsi un piano consistente anche dal punto di vista economico sui parchi archeologici, non solo quelli statali ma anche comunali. Sara’ un lavoro corale, sui 30 milioni di euro, che verranno messi in lavorazione e porteranno a uno straordinario arricchimento dell’offerta culturale e turistica calabrese”. Buone notizie, infine, anche per l’area archeologica di Sibari, devastata dall’inondazione subita. “Domenica – spiega Bonomi – il nostro ministro e’ andato in visita agli scavi di Sibari, dove adesso stanno partendo interventi consistenti per rimettere in ordine l’area archeologica e allontanare definitivamente il fango, e’ stato un colpo molto grave. Abbiamo avuto un primo finanziamento di 300 mila euro dal ministero, con somma urgenza, ai quali si aggiungeranno altri 200 mila a breve e adesso e’ in corso di redazione finale un progetto di 2 milioni di euro su fondi ex Poin coi quali cerchiamo di portare via tutto il fango che possiamo”.