RENDE – Il lungo ponte ed i cubi dell’Università della Calabria attendono ancora le decine di migliaia di studenti cui arrivo fu ipotizzato nello stilare i piani urbanistici d’Oltrecampagnano.
L’urbanizzazione selvaggia di Rende, però, non è seguita ad un reale fabbisogno abitativo. Da Quattromiglia a Roges, non è difficile oggi imbattersi in palazzoni nuovi di zecca, che nei casi più ‘fortunati’ presentano ‘segni di vita’ in meno di una decina di appartamenti. Le tapparelle sono tutte abbassate, il bucato e le piante dai davanzali appaiono sporadicamente. ”Da circa quindici anni Rende – spiega l’urbanista Ziparo – aveva un’offerta di case esuberante rispetto alla domanda abitativa dell’Area Urbana. Negli anni ’90 è stata quindi usata l’Università della Calabria e i suoi potenziali studenti per giustificare un’ulteriore cementificazione del territorio di Rende. Si diceva che siccome l’Unical doveva espandersi si dovevano costruire più palazzi per ospitare i futuri iscritti.
Intanto l’università da parte sua ha continuato ad edificare i propri alloggi studenteschi ripetendo, alla nausea, di non essere in grado di far fronte alle numerose richieste di case dei laureandi. In realtà, però, l’edilizia universitaria faceva da testa di ponte per l’edilizia privata speculativa. Infatti quelle case, spesso, non sono state date nè agli studenti nè alle famiglie, ma sono state usate come pacchetti finanziari per far sì che i costruttori potessero ottenere crediti dalle banche e nuovi programmi di investimento”. Il tutto con il consenso del ‘Principato’ che ha sempre sbandierato le colate di cemento sul territorio d’Oltrecampagnano come chiaro esempio di sviluppo ed evoluzione di Rende. Un’evoluzione fatta di appalti e sangue, come quello dell’ex consigliere comunale Pino Chiappetta costruttore trucidato a Commenda all’età di 36 anni del cui delitto fu accusato il ‘collega’ Antonio Grimoli. Una triste sfaccettatura dell’intreccio tra politica, imprenditoria e ‘ndrangheta che ha fatto la fortuna del cemento su Rende.