COSENZA – Il business dei migranti in provincia di Cosenza fornisce lavoro a decine di famiglie. I Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) accreditati dalla Prefettura per l’anno 2022 sono 23 per un totale di 650 utenti ospitati. Strutture dedicate all’immigrazione alle quali si aggiungono 52 progetti territoriali del Sistema Accoglienza Integrazione (SAI) che contribuiscono alla presa in carico di ben 1.597 persone. A questi vanno sommati circa 500 posti attivati nel corso dell’estate per far fronte all’emergenza sbarchi.
Accoglienza e lavoro in provincia di Cosenza
Per assistere nel percorso di integrazione oltre 2.500 migranti in provincia di Cosenza, da una stima approssimativa, sono impiegati (tra mediatori culturali, operatori legali, educatori, operatori sanitari, amministrativi, assistenti sociali e psicologi) nei CAS circa 130 lavoratori, nei SAI almeno 400 e nelle nuove strutture accreditate verosimilmente altri 100. Si tratta di oltre 600 posti di lavoro creati dal welfare dell’accoglienza e spalmati sull’intero territorio della provincia. Numeri che tendono a lievitare se si considera l’indotto e/o gli ausiliari esterni che si occupano di pulizie e cucina. Il totale, arrotondato per difetto, porta ad ipotizzare che siano almeno 1.000 le persone che riescono ad avere uno stipendio a fine mese grazie alla presenza di migranti nella provincia. Un dato in controtendenza con l’immaginario comune diffuso che tende a guardare al migrante come una minaccia per l’occupazione sul territorio.
Il volume d’affari
Per la sola gestione dei 23 CAS in provincia di Cosenza, viene stanziata una cifra media che si attesta sui 23 euro ad ospite: circa 15mila euro al giorno, 5.456.750 euro l’anno. Una cifra alla quale vanno sommati i finanziamenti per l’accoglienza dei circa 500 migranti dell’emergenza sbarchi che dovrebbe aggirarsi sugli 11.500 euro al giorno, in attesa dell’aggiudicazione dell’appalto per l’affidamento di 800 posti. La Prefettura di Cosenza ha infatti bandito una gara nel marzo 2023 in cui indica come fabbisogno annuo per il 2023 e per il 2024 di 9.750.610 euro, in totale 19 milioni e 500mila euro. Nel verbale di una delle recenti riunioni della Stazione Unica Appaltante della Provincia di Cosenza indetta per l’affidamento dei servizi di gestione di centri collettivi di accoglienza con capacità fino a 50 posti il valore indicato è di 14 milioni di euro. A queste somme vanno aggiunti gli incassi di cooperative sociali, associazioni ed aziende che hanno aderito al SAI gestendo quella che viene definita la “seconda accoglienza” di 1.597 persone. Facile immaginare come le cifre tendano a raddoppiarsi lasciando ipotizzare che nel Cosentino il volume d’affari dell’accoglienza dei migranti sia di almeno 30 milioni di euro.
Il Cas di Amantea
Basti pensare che nell’ormai lontano 2017 (anno a cui si fermano i dati sui pagamenti resi pubblici dalla Prefettura di Cosenza) ai CAS sono state saldate prestazioni per oltre 18 milioni di euro. Strutture come l’ex Hotel Ninfa Maria di Amantea, gestito dalla cooperativa Zingari59, che ha incassato quell’anno la cifra più alta: 3 milioni e 400mila euro. Il centro viene ricordato dai più per le proteste inscenate dagli ospiti che lamentavano nel 2015 l’assenza di assistenza medica, documenti, vestiti e pocket money e nel 2020 durante la pandemia da coronavirus. In attesa delle aggiudicazione della delibera del marzo 2023, la Prefettura di Cosenza ha riaperto up l centri di accoglienza chiusi negli scorsi anni.
Lo strano caso de La Fenice
Tra questi spicca l’ex Hotel La Fenice di Spezzano della Sila. Chiuso dalla Prefettura di Cosenza per gravi carenze igieniche e strutturali era gestito attraverso l’Animed da Cinzia Falcone, l’imprenditrice nota alle cronache per aver denunciato l’ex prefetto Paola Galeone per una presunta “mazzetta” da 700 euro. In liquidazione dal 2015, l’Hotel La Fenice (con un capitale sociale di 3.505.000 euro) aveva come amministratore unico, dal 2003 fino alla revoca, il defunto costruttore cosentino Eugenio Lauro e successivamente sua moglie Loredana Flavia Pace. Lauro, cugino del marito di Falcone, era il fratello di Rosanna Lauro titolare della Alprex, società alla quale è stato affidato in emergenza l’hotel La Fenice per l’accoglienza di 70 migranti. Il Cas nel 2017, prima che fosse disposto lo sgombero dei 130 migranti ospitati in condizioni ritenute degradanti dalla commissione di controllo istituita dalla Prefettura di Cosenza, incassò 1 milione e 102mila euro.