Cosenza: stava soffocando per una pizza, il poliziotto Franco Gagliardi l’ha salvata «non chiamatemi eroe»
La docente Loredana Chiarello, era con la scuola ad un evento in piazza dei Bruzi e non riusciva più a respirare per un boccone di traverso. Provvidenziale intervento del commissario della Digos definito "angelo custode" che le ha praticato la manovra di Heimlich. "Salvare una vita è una sensazione incredibile"
COSENZA – Di solito succede nei film. Ci sono persone che non si conoscono, hanno tra loro esistenze lontane e a un certo punto per un episodio eccezionale si incontrano sulla stessa strada. Proprio in strada, a Cosenza, in piazza dei Bruzi, un pomeriggio di inizio aprile si sono incrociate le vite di Loredana e Franco. Lei è una docente della scuola secondaria di secondo grado, lui un commissario di polizia in forza alla Digos. Entrambi si ritrovano impegnati nei rispettivi ruoli professionali alla manifestazione “Carovana contro il precariato” organizzata dalla UIL.
L’insegnante Loredana Chiarello accompagna gli studenti dell’istituto alberghiero che hanno allestito il catering a margine dell’iniziativa promossa dal sindacato. Lui, Franco Gagliardi, è qui come responsabile dell’ordine pubblico. L’atmosfera è tranquilla fino a quando la prof non mangia una semplice pizzetta e, davanti agli occhi di circa duecento presenti, diventa violacea, sembra soffocare, si porta le mani al collo. Attorno, i tanti adulti e ragazzi che assistono alla scena restano paralizzati dal panico. Si tratta di attimi interminabili, istanti concitati che il commissario Gagliardi oggi racconta incredulo. Infatti solo a distanza di giorni, intervistato da “QuiCosenza”, nel rievocare quei momenti, pare aver realizzato la tragedia sfiorata.
L’istinto e la tempestività
“Per me un’esperienza unica – dice adesso – non mi sarei mai immaginato di gestire un giorno qualcosa del genere”. Perché d’istinto, Franco Gagliardi, circondato da testimoni impotenti, decide di intervenire e quell’intervento gli farà meritare una citazione durante la festa della polizia da parte del questore insieme al successivo elogio del sindaco. Di più: il suo intervento gli fa ricevere la gratitudine infinita di Loredana per averle salvato la vita. “Chi non respira muore – prosegue il commissario – l’urgenza in certi casi è indispensabile, dovevo agire immediatamente perché il tempo non mi consentiva di attendere oltre”.
La manovra di Heimlich
Franco si attiva e si “fionda” su Loredana praticandole la manovra di Heimlich. Come ha imparato a farla? “La nostra amministrazione – spiega – periodicamente organizza dei corsi di formazione. Quattro o cinque anni fa, in occasione di un breve ed intensivo aggiornamento sul defibrillatore, ho seguito anche le indicazioni sulla manovra di Heimlich”. La sua è una descrizione tecnica e specifica da allievo che, quell’insegnamento teorico, lo ha assimilato alla lettera (“si aziona in posizione sotto sternale col pollice chiuso…”, ed ancora “occorre disostruire le vie respiratorie quando c’è un oggetto, con lo scopo di consentire alla persona la possibilità di espellere quel corpo…”).
Era la prima volta in assoluto che faceva quella manovra. “Avevo anche chiesto se nei pressi ci fossero persone titolate ad intervenire, come medici o operatori sanitari. Ho visto la signora paonazza in viso, aveva le mani alla gola, c’era poco da attendere”. Il commissario Gagliardi si è sentito quindi obbligato ad agire: “Un po’ ricordando la manovra salva-vita, un po’ per una forza interiore, ho reagito perché ho pensato: questa donna sta morendo. Il tempo è stato veramente breve. Dopo aver praticato varie volte la manovra, finalmente ho visto che ha tossito ed ha espulso qualcosa. Aveva ripreso a respirare. La fortuna aiuta gli audaci”.
“Salvare una vita è una sensazione incredibile”
Un’emozione talmente forte da non sembrare reale: “Ho provato un tripudio interiore perché salvare una vita è una sensazione indescrivibile. Nonostante i miei 37 anni di esperienza nella polizia, e nonostante io abbia arrestato latitanti e gente pericolosa, devo ammettere che questo evento mi ha turbato”. Franco Gagliardi è un poliziotto che vive il suo lavoro come una missione (“l’ho scelto per passione, non per ripiego, non per il posto fisso. Mi sono cucito addosso il ruolo e la divisa”), per cui l’involontaria notorietà che lo ha investito in seguito alla lettera colma di gratitudine che Loredana ha tenuto ad inviare al questore ed alla stampa, lo trova quasi stupito: “Questa donna è viva grazie a questa importante manovra ed alle conoscenze parziali che io posso avere – sottolinea con umiltà -. Se ci fosse stato un sanitario di certo non sarei intervenuto. Non avrei preso un’iniziativa così determinante. È stata una cosa di certo più grande di me”.
La docente dunque ha espulso il boccone andato di traverso, ridotto a una pallottola di sangue, ed ha ripreso finalmente colore. “A viverla, è ancora più coinvolgente che a raccontarla. Forse avrei potuto sbagliare – riflette Franco tra mille dubbi – ma non potevo lasciarla morire”. Ricorda inoltre di essersi inginocchiato accanto a Loredana che piano piano si sta rianimando e, mentre le prende i battiti al polso, la donna lo rassicura che sta meglio ma lui non si sente sereno ed insiste per chiamare l’ambulanza. Un altro gesto che si rivela provvidenziale.
“Da lì ad un minuto la situazione è precipitata perché Loredana è diventata cadaverica, ha avuto un collasso ed è svenuta”. Un malore fisiologico dovuto allo stress che il corpo aveva subito. Gli operatori dell’ambulanza la prendono subito in carico e constatano che è tutto a posto, rassicurando quel poliziotto visibilmente provato (“me la sentivo mia quella situazione”). Il lieto fine dopo l’incubo: “Con Loredana poi ci siamo sentiti, mi ha espresso parole bellissime, forti, che da uomo, da papà, da operatore delle forze dell’ordine conservo nel cuore”. La docente, salva grazie a quella prontezza ed a quel sangue freddo, da fervente cattolica che crede nella provvidenza ha definito Franco il suo “angelo custode” e si è detta convinta che, se non fosse intervenuto, lei oggi non ci sarebbe.
“Mia figlia mi ha detto: papà sei il mio eroe”
“La lettera che ha mandato al questore mi ha inorgoglito, non me lo aspettavo. Da poliziotto non arrossisco ma l’accaduto, il fatto che Loredana si sia salvata, mi ha dato una soddisfazione che non si può descrivere”. Si sente un eroe? “Io non sono un eroe – risponde con determinazione – Sono una persona che vive la sua famiglia e vive il suo lavoro. Però – sorride Franco – mia figlia Federica mi ha detto papà sei il mio eroe ed io mi sono sciolto”. Con una scena così, di solito, si concludono i film.