COSENZA – Il clochard ammazzato. Sembra il titolo di un libro sulla storia di un senzatetto, ma, invece, è la trama di un fatto di cronaca
che s’è verificato a Firenze e che ha per protagonista Giuseppe, 74enne calabrese, un tempo apprezzato agente della polizia stradale, poi finito per strada, con una divisa da invisibile. La sua morte, avvenuta il 21 agosto del 2012, venne, in un primo momento, classificata come naturale. Si pensò che il suo decesso era legato agli acciacchi, alle sofferenze e alla durezza di una vita vissuta ai margini. Ma, invece, il passaggio all’altro modo non è avvenuto in maniera naturale, ma per le botte, violente, che il 74enne, debilitato nel fisico e prosciugato di forze, subì da una clochard di 40 anni. I familiari di Giuseppe, sin dalle prime ore del suo decesso, non hanno creduto alle cause naturali. Avevano ragione. E’ stata, infatti, proprio la loro determinazione a far in modo che la procura della Repubblica non spegnesse la luce dei riflettori sull’inchiesta e non archiviasse il caso.
IL CASO – Inizialmente sembrò un decesso naturale, di quelli che purtroppo capitano ai clochard in precarie condizioni di salute che si rifugiano sotto le pensiline della stazione di Santa Maria Novella. E invece Giuseppe S., ex agente di polizia diventato alcuni anni fa “uomo di strada” a seguito di sfortunate vicissitudini personali, potrebbe essere stato ucciso. Massacrato di botte la sera del 21 agosto scorso vicino al suo giaciglio di fortuna, lato via Alamanni, e morto poco dopo sull’ambulanza che correva a Santa Maria Nuova. Ne è convinta la sorella dell’uomo, che durante la vestizione della salma per le esequie aveva notato degli ematomi sulla schiena del 74enne. E ne è convinto anche il pm Giuseppe Soresina che sulla base dei risultati investigativi della polizia ferroviaria fiorentina ha disposto l’incidente probatorio per accertare la relazione tra il decesso del clochard e le lesioni provocate dal pestaggio subito. La sua salma verrà dunque riesumata e sottoposta a perizia medica.
IL PROFILO – Giuseppe, origini calabresi, era figlio di un tenente della stradale. Di corporatura atletica e di spirito competitivo, la sua ambizione giovanile, a fine anni ’50, era quella di entrare a far parte delle “Fiamme Oro”, il gruppo sportivo della polizia. Mancato l’obiettivo, il giovane aveva deciso di riporre la divisa e i sogni di gloria. Un grande smacco, faticosamente superato grazie al matrimonio e alla nascita di un figlio. Ma anche la felicità familiare era destinata a svanire. Alla moglie fu diagnosticata una grave malattia che tutt’ora la costringe a letto, nella sua casa in provincia di Firenze. Un’altra batosta, che aveva convinto l’ex agente ad abbandonare tutto e tutti, diventando un clochard.
LA SVOLTA – A Santa Maria Novella lo conoscevano in molti, e molti sapevano che “Pino” aveva una pensione di 700 euro al mese. Soldi che in parte l’uomo divideva – e talvolta era costretto a dividere – con i suoi compagni di strada. È proprio da loro che la sorella, in autunno, era andata a informarsi sulla fine del familiare, una volta notate le lesioni sul suo corpo. Scoprendo che alcuni clochard pisani, di passaggio a Firenze il 21 agosto, avrebbero visto il loro amico “Pino” malmenato da una donna nei pressi di via della Scala. Le indagini della polizia ferroviaria – decine i senza fissa dimora ascoltati dagli agenti – hanno infine permesso di individuare la presunta autrice del pestaggio. Si tratta di un’altra clochard, 40enne, già nota alle forze dell’ordine. È accusata di omicidio preterintenzionale. Ora, il corpo del clochard, sepolto in Calabria, sarà riesumato per stabilire le cause effettive del decesso.