COSENZA – Timpone Rosso. Tentato omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso.
Pesanti accuse che pesano sull’ex calciatore del Castrovillari Tommaso Iannicelli. Accuse infondate secondo l’avvocato Rossana Cribari che oggi pomeriggio ha tenuto alla presenza dell’assise bruzia l’arringa difensiva dell’uomo detenuto attualmente in regime di carcere duro. “Fu Laurito stesso a dire che nella piazzetta non c’era nessuno, come poteva allora Iannicelli essere lì per fare da vedetta ed inoltrare la telefonata che avvisava gli esecutori del suo passaggio? Le uniche prove che il pm ha addotto per la condanna del mio assistito si basano sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Perciaccante e Falbo. Il primo afferma che Iannicelli era presente alla riunione in cui si decise l’uccisione di Laurito, ma lo afferma solo dopo mesi e mesi dalla prima deposizione in cui parlando della medesima riunione non annoverò Tommaso tra i presenti. Questo dovrebbe far riflettere. In più Perciaccante dichiara che l’imputato si trovava nella villetta al momento della sparatoria però lui non era presente. Allora come fa a dire che il mio assistito era lì se in realtà non lo ha visto e si trovava in altro luogo? Sulla posizione di Falbo ha già detto molto la Cassazione dichiarandolo inattendibile. La corte non può ignorare questo dato di fatto e considerare le affermazioni del Falbo come conferma delle parole di Perciaccante. Stiamo infliggendo quindici anni di detenzione sulla base di testimonianze mendaci. Ma anche se non vi fosse la diffida della Cassazione come possiamo ritenere credibile Falbo che dichiara di aver visto in appostamento Iannicelli nel momento dell’attentato che avvenne alle 22.40 quando è lui stesso a dire di essere passato dalla famigerata villetta alle ore 19? Suppone che sia rimasto lì. Per ore. Non credo sia verosimile. Solo solo congetture. Falbo è bugiardo. Non ci sono elementi che provano che Iannicelli fosse lì per fare da specchietto e telefonare per avvisare del passaggio di Laurito. Deve essere messo subito in libertà”. Continua così la saga del processo a carico del ‘clan dei nomadi’ di Cassano.