COSENZA – Non ci sono poltrone per tutti. Qualcuno vola a Roma, qualcuno no.
Nell’elenco degli esclusi blasonati della politica appaiono nomi di rilievo. Partendo dal partito vincente, tra i democratici calabresi che restano ‘a casa’ spicca l’ex presidente della Provincia di Vibo Valentia Francesco de Nisi. A fargli compagnia è Gigi Meduri, l’ex presidente della Giunta Regionale che tanto si è spesa affinchè l’ex ministro Rosy Bindi si candidasse in Calabria. Tra le fila di Monti il leader dei silurati è sicuramente Michele Trematerra l’assessore regionale all’Agricoltura forte alleato dell’entourage scopellitiano che già pensava ad un ipotetico sostituto a cui cedere in eredità l’assessorato. E mentre si rischia che a rappresentare il PDL al Senato sia l’ex sindaco di Reggio Calabria ‘licenziato’ dal Ministro degli Interni per contiguità con gli ambienti della ‘Ndrangheta Alberto Sarra non si accaparra il tanto agognato seggio. Mentre sempre nel centrodestra calabrese a rimanere a bocca asciutta sono la vicepresidente della giunta regionale Antonella Stasi e l’assessore all’Ambiente Franco Pugliano. Anche Wanda Ferro rimarrà seduta sulla propria poltrona in veste di presidente della Provincia Calabria rinunciando alla carica capitolina così come il vicecapogruppo del PDL in Regione Fausto Orsomarso e il candidato dell’UDC presidente del Consiglio Regionale Francesco Talarico. Tra i montiani il più deluso è sicuramente Beniamino Quintieri candidato alla Camera che cede il posto al ‘collega’ Roberto Occhiuto. A Cosenza il grande sconfitto è Laratta dribblato da Enza Bruno Bossio che ha avuto la meglio nei confronti dell’ex sindaco della città bruzia Eva Catizone. Stessa sorte per il vendoliano Andrea Di Martino e il socialista di ferro Luigi Incarnato.
(Nella foto da sinistra: Francesco De Nisi; Gigi Meduri; Michele Trematerra; Alberto Sarra; Antonella Stasi; Franco Pugliano; Wanda Ferro; Fausto Orsomarso; Beniamino Quintieri; Franco Laratta; Andrea Di Martino; Eva Catizone; Luigi Incarnato e Francesco Talarico)
Tra i ‘big’ della politica nazionale, il primo ‘volto noto’ a perdere la poltrona è Gianfranco Fini. Capolista della lista Futuro e Libertà l’ex leader di Alleanza Nazionale diventa oggi un semplice pensionato, con un sussidio mensile da capogiro, punito dagli elettori con un esiguo 0,47% di voti. Senza poltrona anche il super-pm di ‘Mani Pulite’ Antonio Di Pietro. Rimane fuori dal Parlamento il fidatissimo collaboratore di Pierferdinando Casini, Roberto Rao. Ma non è solo. Senza seggio, tra le fila dell’UDC altri nomi eccellenti quali il presidente del partito Rocco Buttiglione, l’uomo da sempre seduto tra i banchi dei deputati Giuseppe De Mita, l’ex ministro all’Agricoltura Mario Catania, il ‘delfino’ di Fini Italo Bocchino e il segretario Lorenzo Cesa arrestato negli anni novanta per corruzione nell’ambito di un’inchiesta che smascherò fiumi di tangenti scivolati nelle tasche dell’ex ministro dei Lavori Pubblici Prandini. Fuori da Palazzo Montecitorio anche l’ex sottosegretario Gianfranco Miccichè e l’ex governatore della Regione Sicilia Raffaele Lombardo. Tra gli esodati del PD espatriati da Palazzo Madama è l’ex presidente del Senato Franco Marini. Dei politici di lungo corso che hanno colorato la storia dell’Italia ad essere esclusi sono Marco Pannella ed Emma Bonino. Mentre tra i volti nuovi della politica che guardano con rammarico alle aule del Parlamento spicca l’ex grillino Giovanni Favia. Fissa con nostalgia i portoni della Camera anche il leader del Partito Comunista dei Lavoratori Marco Ferrando che, come dichiarato in campagna elettorale, continuerà la propria lotta in piazza.
(Nella foto da sinistra: Gianfranco Fini; Antonio Di Pietro; Roberto Rao; Rocco Buttiglione; Giuseppe De Mita; Mario Catania; Italo Bocchino; Lorenzo Cesa; Gianfranco Miccichè; Raffaele Lombardo; Franco Marini; Marco Pannella; Emma Bonino; Giovanni Favia; Marco Ferrando)