Dopo la decisione del Tar Calabria che ha accolto il ricorso del Governo contro l’ordinanza di apertura decisa lo scorso 29 aprile dalla presidente della Regione, stamattina la protesta eclatante della titolare di un bar su corso Mazzini a Cosenza: “Abbiate pietà per chi ha avuto il coraggio di aprire”
COSENZA – La decisione del Tar di Catanzaro che ha accolto il ricorso presentato dal Consiglio dei ministri bocciando di fatto l‘ordinanza del presidente della regione Calabria Jole Santelli, emanata il 29 aprile scorso, che consentiva il servizio ai tavoli, se all’aperto ha generato malumori e proteste soprattutto a Cosenza, unica città dove il servizio era ripartito nonostante le difficoltà e le spese di adeguamento alle disposizioni sanitarie. Di fatto però da oggi si registra un passo indietro per le attività e questa mattina a Cosenza, Giovanna Mirabelli, titolare del bar “Le Vele Caffè” su corso Mazzini si è incatenata, simbolicamente, ai tavoli e alle sedie del suo bar per protestare contro chi mette in atto “beghe politiche ai danni delle famiglie”.
“Oggi di coronavirus ci si salva, ma dalla fame no. Basta – dice Giovanna – abbiate pietà per chi ha avuto il coraggio di aprire. Forse non potevamo ma l’abbiamo fatto, rispettando tutte le regole. Abbiamo speso un sacco di soldi e ora ci dicono di chiudere. La Calabria oggi sta morendo di fame e i contagi sono quasi a zero. La governatrice ha ragione, perchè qui oggi si muore di fame e di infermità mentale. Io sono con la Santelli e le beghe politiche sono a danno nostro. Ci sono famiglie che stanno morendo di fame, gridano aiuto, bambini che piangono. Si va avanti grazie alle associazioni che danno una mano. Non è arrivata la cassa integrazione e noi abbiamo aperto per fare la spesa”. La protesta dunque è contro l’annullamento dell’ordinanza della Santelli perchè – spiega Giovanna – siamo stati simbolo di responsabilità. Per adeguare il locale abbiamo fatto degli adempimenti, speso tutto, abbiamo tolto dalla spesa per i nostri figli”.
“Doveva essere una pandemia ma è diventata una guerra. Il Governo centrale ha tutta l’aria di essere una dittatura. Per il senso civico abbiamo chiuso ma non siamo un paio di scarpe che ci mettono in una scatola e ci ripongono quando dicono loro. Siamo esseri umani”. Sul posto sono intervenuti gli uomini della Digos di Cosenza e i Vigili urbani che hanno convinto la donna a scendere dai tavoli, visto che la donna ha chiaramente detto di non avere l’intenzione di creare problemi ma semplicemente di mettere in atto una protesta per far capire la sua disperazione.