Trovare un luogo di lavoro stimolante pur mantenendo piena autonomia
Parliamoci chiaro: ogni anno arrivano sulla cresta dell’onda svariate idee che si pongono come le soluzioni del secolo su decine di questioni. Quasi sempre una volta che la fiamma si è spenta non si rimane con altro che non un pugno di mosche in mano, altre volte, invece, qualcosa di meno effimero c’è e quell’idea riesce anche a durare nel tempo. Con questo articolo si vuole analizzare il fenomeno del coworking che, a partire dagli Stati Uniti, è arrivato nel nostro Paese e sta riscontrando un notevole successo.
Storia del coworking
Parlare del coworking senza affrontare il discorso dei freelance potrebbe rivelarsi un po’ problematico perché l’uno è stato pensato per rispondere proprio alle particolari esigenze dell’altro, necessità che possono essere riassunte in quattro punti:
- limitare le distrazioni: lavorare a casa o all’aperto può esporre il lavoratore a continue interferenze, volontarie o involontarie, che possono danneggiarne la produttività;
- evitare l’isolamento: molti freelance hanno riportato la necessità di mantenere per quanto possibile un minimo di contatto umano, purché di qualità, in molti casi assente;
- fornire un luogo appropriato per incontri di lavoro: spesso può diventare problematico, nonché sconveniente, organizzare riunioni con clienti o con lo staff in casa o al bar, di qui la necessità di trovare uno spazio appropriato;
- limitare spese inutili: un freelance in molti casi non ha bisogno di uno spazio in cui lavorare dalle 8:00 alle 17:00, dal lunedì al venerdì, perché la sua attività non ha orari, quindi spendere soldi per il canone di affitto, le bollette etc. può gravare inutilmente sul suo portafoglio (visto che questo lavoratore non può contare su un fisso mensile).
Ecco allora che nel 2005, per opera di Brad Neuberg, vide la luce in un loft di San Francisco il primo spazio di coworking, pensato per rispondere proprio a tutte le esigenze tipiche di un lavoratore freelance. Fu un successo, tanto che questa formula si espanse a macchia d’olio in tutti gli Stati Uniti e dopo appena tre anni arrivò anche in Italia.
Nel nostro Paese il coworking si sviluppò in tre forme differenti:
- coworking estero: ovvero brand internazionali che aprono delle sedi in Italia secondo i loro standard;
- coworking nativo: aziende italiane aprono spazi di coworking secondo quello che è il loro proprio modo di intendere i locali;
- coworking ibrido: parliamo di uffici tradizionali che decidono mettere a profitto il loro spazi inutilizzati affittandoli ad altri professionisti.
Convenienza del coworking
Veniamo adesso al vero motivo di questo articolo: conviene investire nel coworking? Sicuramente è un’ottima idea tanto per il freelance che ha bisogno di un luogo adeguato in cui lavorare, contemporaneamente mantenendosi in contatto con altre realtà professionali (possibilmente senza pagare uno sproposito), come per il gestore dello spazio, specialmente se consideriamo che il mondo dei lavoratori autonomi è in costante crescita.
Ecco allora che se dovete trovare un ufficio, ma vi dispiace perché vi sembrano soldi buttati, provate a dare un’occhiata in giro e a cercare anche locali che abbiano la formula del coworking a Napoli, giusto per fare un esempio: in questa maniera potreste anche trovare un luogo di lavoro stimolante, in cui fare nuove conoscenze professionali, pur mantenendo la piena autonomia nella vostra attività, senza pagare tanto quanto un ufficio tradizionale.
La nostra opinione? Vale la pena provare!