Usura a Cosenza: poche denunce e tanta sfiducia

Per ‘salvarsi’ dal giogo degli usurai si può accedere ai fondi antiusura. Una soluzione spesso ignorata da imprenditori e famiglie in difficoltà

 

COSENZA – Famiglie nel baratro della crisi ed imprenditori sul lastrico. Costretti a rivolgersi agli usurai per sopravvivere e tentare di risollevarsi. Una scelta che porta ad aggravare ulteriormente la situazione economica soffocando il malcapitato con il giogo dell’usura. Un cappio al collo dal quale apparentemente è difficile liberarsi. A meno che non si scelga la strada della legalità, denunciando i propri aguzzini. Un gesto spesso considerato ‘estremo’ dalle vittime di usura che si rivolgono alle forze dell’ordine solo quando ormai non hanno più alcuna scelta. Ossessionati dalle minacce ed impossibilitati a pagare le ‘rate’ le loro vite diventano un incubo.    

 

GLI STRUMENTI PER DIFENDERSI

Le associazioni di categoria attraverso i fondi Confidi hanno tentato di prevenire tali drammi affiancando gli imprenditori in difficoltà. Ad oggi su Cosenza Confidi Confartigianato ha smesso di operare sull’antiusura per scelta, a causa delle numerose pratiche finite in sofferenza, un servizio che non appare più neanche tra quelli erogati da Confidi Calabria, ma resiste iin provincia di Catanzaro. Restano attive le due fondazioni legate alla curia: la Fondazione Don Carlo De Cardona a Cosenza e la Fondazione antiusura San Matteo Apostolo a Cassano allo Jonio. Due realtà rivolte non solo agli imprenditori, ma soprattutto alle famiglie che, grazie ai fondi ministeriali e le donazioni, riescono a strappare dalle braccia degli usurai decine di persone l’anno.    

 

 

Quando invece per non abbassare definitivamente la saracinesca l’azienda è già stata avvicinata dai ‘cravattari’ è possibile accedere ai fondi antiusura con l’aiuto degli uffici della Prefettura. Il finanziamento andrà a coprire il danno subito dopo aver presentato la denuncia con un’anticipazione che può essere chiesta anche prima che il pm si esprima nel merito. Da Palazzo degli Uffici il dirigente dell’Area Ordine e Sicurezza Pubblica Osvaldo Caccuri spiega che grazie a questo strumento e all’affiancamento nella gestione aziendale ci sono imprenditori che “all’inizio erano stravolti e attualmente, operando in maniera oculata, lavorano bene e sono protetti per evitare che siano nuovamente avvicinati dagli usurai o dagli estorsori”.

 

 

Il denaro ricevuto dovrà poi essere restituito in 10 anni. Nel tempo però non si è registrato un aumento delle denunce e degli utenti che chiedono di accedere ai fondi antiusura. Sembrerebbe regnare ancora il sentimento dello scetticismo che condanna gli imprenditori ad uno stillicidio che termina solo dopo aver consegnato le chiavi dell’azienda ai propri taglieggiatori. Eppure la presenza delle associazioni antiracket permette di avere consulenze legali gratuite e sostegno da parte delle ex vittime di usura ed estorsione, come nel caso dell’associazione Lucio Ferrami di Cosenza. Il problema però è a monte: l’accesso al credito da parte delle banche. Istituti di credito che sul tema non intendono discutere, così come l’Associazione Bancaria Italiana, pur consapevoli delle nefaste conseguenze provocate dalla loro intransigenza.  

Il monito di un imprenditore vittima di usura: “Meglio la disoccupazione che gli strozzini”
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