A.P. ci contatta per raccontare la storia di suo padre che lo scorso 17 marzo è venuto a mancare per “cause non ancora definite”. C’è molta tristezza mista alla rabbia nella lettera che ha inviato alla redazione di Quicosenza
COSENZA – La storia è quella del papà di A.P., residente a Rogliano che una notte di due mesi fa ha avuto un malore, e dal 17 marzo 2019 non c’è più. Il papà vive con la madre di 93 anni quella notte, decide di chiamare lui stesso il 118. Ritenendo di avere un “presunto infarto”, decide di farsi 4 rampe di scale e di aspettare l’ambulanza all’esterno dell’abitazione. Nel frattempo col suo telefonino avverte un familiare all’1,30 di notte, che riesce a raggiungere il posto, prima dei soccorsi. “Arrivata l’ambulanza, carica mio padre e dai primi riscontri emerge che a bordo non c’erano i mezzi da primo soccorso, in quanto il defibrillatore del mezzo sarebbe stato “guasto”. Mio padre è stato trasportato al pronto soccorso di Cosenza vivo. Ora del decesso… le 3.00 di notte”.
“Noi siamo 3 figlie residenti a Modena arrivate a Cosenza il giorno dopo. Ci rechiamo al Pronto soccorso per chiedere informazioni e per conoscere la causa di morte di nostro padre ma siamo state trattate con superbia da una donna in accettazione che ci ha invitato ad andarcene potendo oltretutto osservare il degrado intorno a noi di quel Pronto soccorso: nessun referto e nessun medico a darci una spiegazione. Prese dalla disperazione decidiamo di recarci in Questura. Il magistrato ha dato immediatamente disposizioni per bloccare la salma e dispone l’autopsia con il medico legale. Ad oggi ci sono 4 indagati, due medici dell’ambulanza e due medici del pronto soccorso. Quello che ci chiediamo è: “cosa è successo a nostro padre? Ma soprattutto cosa è accaduto tra le 1.30 di notte e le 3.00? Di cosa è morto papà? Dalle prime analisi è emerso che non è stata applicata nessuna terapia farmacologica, non ha avuto ictus, aneurisma, non è stato un infarto stroncante, allora cosa è successo a mio padre?”
“È stato lasciato morire su un lettino senza fare nulla? E se fosse stato un principio di infarto ed era vivo su quell’ambulanza si poteva salvare? Se è riuscito a chiamare lui stesso il 118, a fare 4 rampe di scala cosa aveva mio padre? Non l’hanno capito? Come si fa a non avere un defibrillatore funzionante a bordo di un ambulanza?”.
Tante domande per le quali “siamo in attesa dei risultati delle analisi da laboratorio dell’autopsia, che ad oggi dopo 60 giorni dovrebbero arrivare a giorni. Siamo anche in attesa della registrazione telefonica del 118 sottoposta ancora al segreto istruttorio e tutte le indagini del caso. Ma non si può tacere di fronte a tutto questo; mio padre non è l’unico “presunto” caso, purtroppo, di malasanità a Cosenza. Aveva solo 63 anni e ancora tanto da vivere. Voglio rendere pubblico questa vergogna e soprattutto vogliamo giustizia”.
A.P.