Il caso di Giovanna Leonetti all’epoca dei fatti si abbattè sulla città come un terremoto. Una mamma che aveva ucciso la sua bambina
COSENZA – Era la fine febbraio del 2016, un tranquillo sabato mattina, quando Giovanna Leonetti, uccise Marianna, la sua bambina di soli 7 mesi soffocandola con un cuscino nella sua casa in via Molinella. Una depressione silente ma concreta nella donna l’avrebbe portata a compiere il più orribile dei delitti.
Giovanna Leonetti, era stata già assolta in primo grado dopo l’accertamento di una evidente incapacità di intendere e di volere. Subito dopo il delitto, Giovanna aveva tentato di togliersi la vita, ingerendo barbiturici.
L’assoluzione emessa dal tribunale di Cosenza nel settembre del 2017 è stata confermata anche in Corte d’Assise d’appello. I giudici hanno accolto la tesi difensiva e ritenuto la giovane biologa cosentina ancora una volta incapace di intendere e di volere, perché affetta in quel periodo, da una grave depressione post parto. In primo grado la Procura aveva chiesto la condanna a 8 anni di reclusione, mentre in Corte d’Appello l’accusa aveva avanzato istanza per sottoporre l’imputata a nuove perizie ma i magistrati di Catanzaro non hanno ritenuto necessario disporre ulteriori approfondimenti. L’assoluzione in Appello chiude definitivamente la dolorosa vicenda di una famiglia distrutta.
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