COSENZA – L’accusa rischia di naufragare. Il processo “Ippocrate”, voluminoso filone giudiziario, coordinato dalla Procura della Repubblica di Cosenza, in collaborazione con gli agenti della polstrada di Cosenza, rischia di rimanere intrappolato nella fitta rete delle eccezioni difensive.
Nel corso dell’ultima udienza, infatti, gli avvocati Cristian Cristiano, Enzo Belvedere e Nicola Rendace, hanno evidenziato al giudice Alfredo Cosenza, davanti al quale si sta celebrando la fase dibattimentale. La prima questione sollevata riguarda una questione di legittimità costituzionale: le intercettazioni telefoniche, infatti, non solo hanno riguardato aspetti legati all’inchiesta, ma nelle trascrizioni sono finiti anche ragionamenti di vita privata che, secondo gli avvocati hanno violato la privacy degli stessi indagati. Non solo, altro punto sollevato è quello relativo alle intercettazioni ambientali. Per un caso di omonimia, solo per il cognome, infatti, le microspie sarrebbero state piazzate nella stanza di un medico, estraneo alla vicenda e non in quella di uno degli indagati. Terzo punto, non meno importante, è legato all’intenzione del tribunale a convocare in aula, come semplici persone informate sui fatti, alcune persone che avrebbero beneficiato dei “favori” dei medici per il rinnovo delle patenti di guida. Un’eccezione che gli avvocati, prendendo spunto da una considerazione del gup Carpino, ritengono legittima. Questi, infatti, chiamati a testimoniare, non sono da considerare persone informate sui fatti, ma pienamente inseriti nell’inchiesta come coimputati. Sarà argomento di discussione anche la questione delle telecamere. I grandi occhi, piazzati all’intern e all’esterno, dell azienda sanitaria provinciale di Cosenza, distretto di Rende, che avrebbero filmato l’entrata, l’uscita e i movimenti dei dipendenti, attraverso l’utilizzo dei badge, non sono, secondo la difesa degli indagati, utilizzabili, perchè non tarati. Quindi non si potrebbe dimostrare, secondo l’agguerrito collegio difensivo degli indagati, che le persone coinvolte nell’inchiesta abbiamo commesso una truffa ai danni dell’Asp. Il giudice Alfred Cosenza, accogliendo le eccezioni sollevate, ha rinviato il dibattimento al prossimo 20 novembre, giono in cui, al ritortno in aula, lo stesso magistrato deciderà quali eccezioni ritenere valide e quali invece no. L’INCHIESTA – Era il 22 luglio del 2010 e la Polizia stradale di Rende, eseguì su disposizione della Procura dela Repubblica cittadina, 49 provvedimenti cautelari emessi dalla Procura della Repubblica di Cosenza nell’ambito di un’inchiesta su un giro di falsi invalidi civili. Il reato contestato alle persone coinvolte, circa 150 indagati, nell’inchiesta è il falso ideologico in atto pubblico. L’operazione, denominata «Ippocrate», fa seguito ad un’analoga operazione denominata «All included». L’inchiesta scaturì da un’indagine condotta per quasi due anni dalla sezione di Cosenza nord della polizia stradale che rilevò, nel corso di alcuni controlli, irregolarità in merito al riconoscimento dell’invalidità civile a decine di persone. Dall’attività investigativa emerse che il riconoscimento delle false invalidità avveniva attraverso l’intervento autonomo dei medici, con la complicità di funzionari ed impiegati del Distretto sanitario di Rende, senza che venisse investita la competente Commissione collegiale.