Cosenza, “Appalti Spezzatino”, 14 indagati davanti al Gup

Appalti spezzatino, a novembre 2017 finirono nel mirino della magistratura 14 indagati di cui tre furono colpiti da misure interdittive  della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio ed una misura cautelare interdittiva per un imprenditore del divieto di esercitare attività imprenditoriale per un appaltatore cosentino. Per tutti l’accusa è di corruzione, falso e abuso d’ufficio

 

COSENZA – Davanti al Gup Branda oggi sono state stralciate due posizioni delle 14 per i quali a maggio scorso è stato notificata la conclusione delle indagini dell’inchiesta “Appalti Spezzatino” con l’accusa di corruzione, falso e abuso d’ufficio. I due stralci sono stati resi necessari per l’omessa notifica del 415 bis, dell’avviso conclusione indagini, per cui la richiesta di rinvio a giudizio è nulla. Gli atti ritornano nuovamente in Procura. Per il resto degli indagati il Gup ha rigettato tutte le questioni preliminari avanzate dalle rispettive difese con un nuovo rinvio in cui saranno discusse le varie posizioni davanti al nuovo giudice Benigno. Il Giudice Branda si trasferisce a dibattimento. La posizione stralciata è per gli indagati Vincenzo Rubino e Ivan Mandarino

I NOMI DEGLI INDAGATI

Gli indagati sono  Arturo Bartucci (per il dirigente del Comune di Cosenza all’epoca dei fatti fu decisa  dal gip anche l’interdizione dai pubblici uffici per sei mesi); Carlo Pecoraro (anche per lui interdizione dai pubblici uffici, ma per tre mesi); Domenico Cucunato (interdizione per tre mesi); Francesco Amendola (divieto di esercitare l’attività imprenditoriale per sei mesi); Francesco Amendola; Antonio Amato; Antonio Scarpelli; Vincenzo Rubino; Ferruccio Stumpo; Francesca Filice; Michele Fernandez; Renato Cerzosimo; Pasquale Perri; Ivan Mandarino; Pietro Mazzuca..

ANNULLATE MISURE INTERDITTIVE

A maggio scorso, dietro ricorso presentato dalla difesa dei quattro indagati raggiunti dalla misura interdittiva, quest’ultima viene annullata. Ricordiamo  tre dirigenti comunali Domenico Cucunato, (dirigente del settore Infrastrutture), Arturo Mario Bartucci (responsabile  Settore Ambiente, Ciclo rifiuti e referente del canile comunale) e Carlo Pecoraro (responsabile settore 8 edilizia privata e lavori pubblici) e l’imprenditore Francesco Amendola, titolare della CMT, azienda che avrebbe fornito mezzi tra cui ruspe e camion al Comune per i lavori.

Nel collegio difensivo ricordiamo tra gli altri gli avvocati Antonio Quintieri, Matteo Cristiani, Marcello Manna, Franz Caruso, Nicola Carratelli, Franco Locco, Vincenzo Adamo, Pio Miceli De Biase

 

 

LA CONFERENZA STAMPA: TRA GLI APPALTI IL CANILE E IL CIMITERO

I tre dirigenti interdetti furono Mario Bartucci responsabile ambiente e ciclo dei rifiuti, Carlo Pecoraro responsabile del settore ambiente edilizia privata, Domenico Cucunato responsabile dell’ufficio piano sociale, sospesi ciascuno per un periodo che andava dai tre ai sei mesi. L’imprenditore colpito dalla misura cautelare  Francesco Amendola interdetto per sei mesi dall attività imprenditoriale.
La conferenza stampa si tenne alla presenza del Procuratore capo Mario Spagnuolo, dell’aggiunto Marisa Manzini, del comandante del comando provinciale della Guardia di Finanza Grazioli, del capitano della compagnia Giamnariano e di quello del nucleo Tributario Merulli.
Nel corso dell’indagine, scaturita anche dall’esposto del senatore M5S Nicola Morra, le fiamme gialle del Nucleo di polizia tributaria di Cosenza analizzarono oltre 5 mila determine dirigenziali. Tra gli appalti finiti nel mirino degli inquirenti anche quelli relativi al canile e alle luminarie. L’importo complessivo dei lavori contestati, tra il 2012 al 2015, è pari a oltre 2 milioni di euro. La prima indagine seguita direttamente dal procuratore aggiunto Manzini riguarda gli appalti del comune di Cosenza.

Il procuratore capo Spagnuolo alla conferenza stampa sottolineò «Se qualcuno pensava e si era fatto l’idea che questa fosse un’isola felice penso che il tipo di indagine e il lavoro fatto tende a smentirlo. Si tratta di indagini estremamente complesse perché hanno come loro focus l’attività amministrativa portata avanti all’interno del comune di Cosenza – spiegò Spagnuolo-. Attraverso la loro ricostruzione assolutamente sistematica, difficile, complicata di decine, centinaia di contratti di conferimento di lavori, si è poi riuscito a ricostruire il tutto e a ricondurlo ad un quadro unitario. Gli elementi che hanno caratterizzato gli assi portanti delle indagini la scelta assolutamente arbitraria della così detta somma urgenza che semplifica il conferimento e quindi lo svolgimento dell’appalto stesso e lo spezzettamento di un singolo lavoro in “n” procedure distinte al fine di eludere l’obbligo della gara europea imposta dalla legge. Sono state esaminate più di 5mila Determine dirigenziali, un numero enorme.
Le Fiamme Gialle non hanno avuto appoggio di tipo testimoniale, perché nessuno fonte testimoniale ha dato un apporto significativo. Nessun altro elemento se non quello dello studio della ricostruzione delle procedure. Le nostre richieste erano più ampie e diversificate. Il Gip ha adottato provvedimenti cautelari che sono misure interdittive nei confronti dei dirigenti. Per il Gip questa è un’indagine con un impianto assolutamente solido. Quindi ha riconosciuto la gravità indiziaria per il 98% su 25 capi di imputazione. Un impegno importante non solo dal punto di vista investigativo ma anche della Procura.
L’indagine è stata svolta dal Procuratore aggiunto che come voi sapete ha altri compiti e oneri. Non posso che dare atto dell’impegno e del lavoro svolto.

«Il procedimento ha determinato la necessità di svolgere una serie di attività. Oltre all’acquisizione documentale e alla conseguente analisi è stata svolta attività di intercettazione telefoniche – spiegò il procuratore aggiunto Manzini-.
Le testimonianze sono state scarne di contenuto e non utili alle attività d’indagine. Ha origine da un esposto fatto da un senatore della Repubblica e poi da una serie di attività svolte su iniziativa. Questo c’ha portato ad affermare che l’attività delinquenziale veniva portata avanti non in modo episodico ma sistematico. Possiamo dire che siamo difronte ad un sistema posto in essere da dirigenti del comune di Cosenza che hanno dimostrato rapporti eccessivamente stretti con alcuni imprenditori favoriti poi nell’affidamento dei lavori.

I capi di imputazione, 25, riguardano ipotesi di corruzione falso e abusi d’ufficio. Si tratta di lavori dati sempre alle solite imprese, quindi conferimento di incarico con violazione del principio di trasparenza, di rotazione delle imprese, di non frazionamento dei lavori, Gli affidamenti venivano dati in base alla scelta dei dirigenti agli imprenditori individuati dal dirigente per importi che apparivano essere inferiore ai 40 mila euro che consentiva l’affidamento diretto, a seguito di un frazionamento che preso nel loro complesso avrebbero raggiunto somme più elevate con la necessità di eseguire procedure diverse.
La nostra richiesta era più ampia. Il Gip che ha analizzato i lavori ha ritenuto che ci fosse la gravità indiziaria quasi per tutte le richieste (22 su 25).
Dobbiamo fare un’ultima osservazione: se forse vogliamo colpire un fenomeno che è quello davvero più grave tra tutti quelli presenti in questa realtà. Siamo in un momento in cui l’economia stenta a decollare, dove le imprese hanno veramente necessità di lavorare e dove la pubblica amministrazione sia l’unico modo per lavorare, pensare che ci sia un accordo tra il funzionario pubblico e l’imprenditore che si propone come soggetto a soddisfare le richieste del funzionario pubblico, debba essere primario e debba fare superare tutti gli altri principi della libera imprenditorialità, deve essere davvero attenzionata se la procura riesce ad avere da parte degli stessi imprenditori che non collaborano la volontà di fare emergere le condotte illecite

L’indagine segue gli anni che vanno dal 2012 al 2015. L’attività di indagine si è concentrata principalmente sui lavori affidati con il sistema del cottimo fiduciario dal Comune di Cosenza ad un numero ristretto di imprese, senza il rispetto dei principi di rotazione e di trasparenza; affidamento dei lavori, molto spesso al di sotto dei 40.000 euro, ad un numero ristretto di operatori economici, anche in violazione del divieto di frazionamento.
Nel maggio del 2016 secondo gli inquirenti dall’analisi della documentazione acquisita sarebbe emerso che Bartucci dirigente di settore aveva emesso tra gennaio 2013 e novembre 2016 14 determina dirigenziali di liquidazioni compensi in favore della ditta Amendola: 67 mila euro circa complessivi per bonifica ambientale Crati presso villaggio Rom; 33 mila euro per il ripristino del canile di Donnici; 66mila euro complessivi demolizione fabbricato via Bombini; 9 mila euro sgombero strade cittadine; 21 mila euro sistemazione esterne canile comunale. Secondo le indagini delle fiamme gialle attraverso le intercettazioni si sarebbe realizzato che Bartucci avesse tratto profitto “mercanteggiando sulla propria funzione è sfruttando la propria influenza per trarre utilità personali a vantaggio proprio e dei propri familiari grazie all’imprenditore, dal quale lucrava continui favori gratuiti consistenti in lavori da eseguire presso l abitazione della figlia con tinteggiatura, allacciamenti utenze delle forniture, predisposizione cucina e assemblamento del mobilio.

In una conversazione tra l imprenditore e una dipendente comunale per gli inquirenti sarebbero inequivocabile le richieste di favori gratuiti per agevolazioni personali.  Carlo Pecoraro e Domenico Cucunato avrebbero attestato falsamente la somma urgenza per i lavori da affidare alla media Labor in fatto di illuminazioni. La maggior parte degli importi raggiungono i 40mila euro dal 2012 al 2015. Nel 2012 cinque delibere per un valore di 125 mila euro. Nel 2013 cinque delibere per un importo di 181 mila euro.

CANILE DI DONNICI

Domenico Cucunato avrebbe favorito gli imprenditori Amendola, e Francesco e Vincenzo Rubino nel frazionamento degli importi di affidamento dei lavori attinenti al canile di Donnici procurando un ingiusto profitto e vantaggio patrimoniale di circa 140mila euro. 28 mila euro per Amendola; 36 mila per Vincenzo Rubino; 71 mila per Francesco Rubino. Queste sono solo alcune delle determine a favore degli imprenditori per i lavori eseguiti nel canile.

LAVORI ESEGUITI NEL CIMITERO DI COSENZA

Ad essere rei di favoritismi dalle carte si evincerebbero Pecoraro e Pastore nei confronti della ditta Amato. Altro appalto contestato nell’affidamento frazionato è per i lavori di manutenzione presso il Tribunale di Cosenza, Giudice di pace. Lavori eseguiti nel 202 dalla ditta francesca Filice per un ammontare di 244 mila euro.
Lavori di manutenzione e ristrutturazione dei locali siti in via Rivocati, palazzo Secreti. Questa volta ad avere autorizzato è Cucunato nei confronti di Vincenzo Rubino per la somma di 70 mila euro.
Lavori di realizzazione di opere primarie di urbanizzazione a vagliolise. Cerzosimo e Cucunato avrebbero favorito la ditta Filice per 80 mila euro. Lavori di manutenzone straordinaria della rete idrica comunale affidati da Pecoraro alla ditta Perri per un importo di 105 mila euro e successivamente per l’importo di 98 mila euro alla ditta Mandarino questa volta Pecoraro avrebbe affidato i lavori insieme a Cerzosimo. Per l adduttrice Merone Cerzosimo e Pecoraro scelgono nel 2014 la Edil Perri e Mazzuca. Per insieme lavori di manutenzione straordinaria sulla rete fognaria del centro storico e nell’hinterland Cerzosimo e Pecoraro nel 2014 e 2015 affidano sempre a Mazzuca e Mandarino. Nel 2012 e 2015 alla Edil Perri. A Rubino Vincenzo nel 2014 da Pecoraro vengono affidati i lavori di abbattimento di barriere architettoniche presso strutture comunali e cittadine e realizzazioni di rampe e scivoli ore lavori avorio somma di circa 83 mila euro. Per 80 mila euro nel 2012 Fernandez e Cucunato scelgono Amendola per insieme ripristino della strada Badessa in localita’ Donnici.

 

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