Per la neonata associazione i due mandati amministrativi sono stati interpretati dal primo cittadino bruzio come l’arrivo delle vacche grasse nella corte dell’imperatore
COSENZA – Possiamo iniziare da una questione qualunque, per mettere in evidenza i problemi irrisolti della nostra città. E da lì continuare in una lunghissima sequela di fatti. Stiamo vivendo un arretramento, civile, culturale, sociale, pervicacemente condotto dall’attuale Amministrazione, iniziato sette anni fa. Un primo mandato, poi il secondo: entrambi interpretati dal sindaco come l’arrivo delle vacche grasse nella corte dell’imperatore e non come un mandato di rappresentanza degli interessi di tutti.
E oggi non c’è più alcun dubbio: al di là del nevrotico attivismo per le grandi opere pubbliche (foriere di milioni di euro), il cui registro è sotto gli occhi di tutti, non è stato prodotto, di fatto, null’altro. Al contrario, è proprio tale nevrosi ego-orientata ad aver procurato danni forse irreparabili. D’altronde non è mancata la spesa, che è poderosa ed è spesso opaca, se non di dubbia legittimità. Basti analizzare le determinazioni dirigenziali. Una continua spesa pazza che fa il paio con il debito di bilancio comunale e, pare il caso, con quello personale dell’architetto Mario Occhiuto.
Nel frattempo, la città soffre ancora le patologie di sempre: una su tutte riguarda il servizio idrico, tutt’altro che garantito, tutt’altro che risolto. Come irrisolto è il problema dei rifiuti. A nulla vale la meritoria opera delle solerti tute gialle se il sistema di conferimento non è armonizzato con quella della raccolta. Perciò non ci stiamo alle dichiarazioni spot ed ai sondaggi farlocchi del sindaco e dei suoi sodali, se i fatti ci dicono il contrario.
Spot e sondaggi che pretendono di far apparire «bellissima» una città che, invece, è soltanto il luogo di un’infinita serie di disagi. Quale «bellissima» città del mondo impedisce ai suoi abitanti di passeggiare sui marciapiedi senza il rischio di procurarsi danni fisici? Perché abbiamo dovuto accettare la presa in giro di quelle obbrobriose fasce di cemento colorato spacciate per piste ciclabili? E il diritto all’abitazione? Quali le politiche adottate? Nel merito, la proprietà immobiliare del Comune di Cosenza sarebbe bastata, da sola, a coprire almeno l’ottanta per cento del fabbisogno abitativo.
Lo stesso dicasi per tutte le altre politiche del Welfare e, qui, serve evidenziare soprattutto la mancanza di assistenza alla povertà, alla disabilità, alla tossicodipendenza, alla mancanza di lavoro, alla carenza del diritto alla salute. Chi o cosa rappresenta il sindaco nello svolgimento del suo mandato? Un capitolo riguarda il cuore culturale della città, ossia il centro storico. Anche in tal caso occorre ignorare le “pubblicità progresso” sponsorizzate dal sindaco, sia sulle piattaforme social e sia sui quotidiani anche nazionali mediante acquisto di spazi a pagamento.
Cosenza Vecchia è sempre più vecchia, sempre più abbandonata, sempre più fragile. È uno stato di abbandono che fa pendant con tutto il resto della cinta periferica della nostra città: siano d’esempio aree come Contrada Casali, via Oberdan, via degli Stadi, via Popilia, via Panebianco, via Dell’Accoglienza, ovvero come le tantissime zone interne, attraversate da un degrado cui siamo ormai inesorabilmente abituati e rassegnati. Altro che decoro urbano.
La medesima sorte grava sulle strutture sportive: sia d’esempio il parco acquatico, quasi ultimato e rimasto abbandonato per anni e quindi inutilizzato. È solo un esempio. A cosa serve proclamare una città dello Sport in assenza di una pur minima attenzione alle strutture preesistenti? E ancora, passando al tanto declamato verde pubblico, è evidente la sua mortificazione anziché la sua intensificazione, la cui massima responsabilità è ascrivibile all’intervento delle grandi opere. Ecco il capitolo centrale di tutta la questione, le grandi opere appunto. È intorno a queste che si è prodotta la disastrosa condizione in cui versa ora la nostra città. È a causa di tali progetti di cementificazione massiva che si è generato il massimo squilibrio civico, urbanistico e sociale.
Le politiche urbanistiche di questa Amministrazione hanno non solo spezzettato la città in maniera assolutamente disorganica e innaturale, non solo hanno aperto al malaffare, hanno altresì aperto la città al rischio di un maggiore inquinamento ambientale e acustico, maggior debito pubblico, maggior clientelismo, oltre a un inedito disordine e a un crollo delle attività commerciali. Il traffico veicolare è ormai impazzito nella sua quotidianità. Il suono dei clacson supera qualsiasi limite di tollerabilità. Erano questi i risultati “sperati” e proclamati dal sindaco? La chiusura permanente delle principali arterie ha di fatto interdetto la viabilità che, se non bastasse, è stata ulteriormente penalizzata dall’attivazione delle ZTL nonché dalla mancata realizzazione di arterie alternative, peraltro previste e già finanziate più volte.
L’ossessiva produzione di appalti cementizi, luogo di finanziamenti milionari, ha distolto l’attenzione che questa Amministrazione avrebbe dovuto riservare alle reali esigenze dei cittadini: esigenze forse meno dispendiose e, quindi meno appetibili sul terreno della ristretta clientela del sindaco, ma certamente vitali per la nostra Cosenza.