COSENZA – Fatale l’extra time. Per l’ex presidente della Cancellese, Francesco Straface, l’incubo giudiziario, relativo alla morte di Ermanno Licursi, ritorna come lo spettro di un fantasma. L’ex patron della sqaudra di calcio, accusato di rissa e omicidio preterintenzionale, dopo essere uscito dall’inchiesta
con un verdetto di assoluzione, emesso dai giudici della Corte d’Appello di Catanzaro, dovrà ritornare in un’aula di tribunale per essere nuovamente giudicato. A deciderlo sono stati i giudici della Corte di Cassazione. Gli ermellini del Palazzaccio, infatti, accogliendo l’istanza presentata dall’avvocato Gianluca Bilotta, legale di fiducia della moglie e dei figli dell’ex dirigente accompagnatore della Sammartinese, costituisi parte civile, per avere la piena verità sulla morte del loro congiunto. L’ex presidente della Cancellese, difeso dal penalista Giuseppe De Marco, del foro di Cosenza, dovrà attendere ora la fisszione di un nuovo processo. Se per lui riemerge dalla sabbie mobili del dimenticatoio questa brutta parentesi della sua vita, per i familiari di Ermanno Licursi e per il loro avvocato difensore è un segnale di giustizia e di verità. «Siamo soddisfatti per questo verdetto dei giudici della Corte di Cassazione, a quell’assoluzione di Sfìtraface non abbiamo mai creduto. Ora abbiamo l’occasione di dimostrare il suo diretto coinvolgimento nella morte di Ermanno Licursi. Ci sono testimoni che, più volte, hanno dichiarato di aver visto Straface colpire con foga la vittima prima di cadere per terra, privo di vita».
L’OMICIDIO – Era il 27 genaio del 2007 e sul campo neuto di Luzzi, si giocava la partita Cancellese-Sammartinese, valida per il campionato di terza categoria. La gara, giocata a livelli agonistici alti, dove non erano mancate entrate decise, accenni di rissa e gara maschia. Purtroppo, la stessa intensità di gara è proseguita anche al triplice fischio finale.
IL PRIMO GRADO – Francesco Straface, Gianmichele Leone, Domenico De Pandis e Francesco Tenuta furono assolti dalle accusa di omicidio preterintenzionale dalla corte di Assise di Cosenza (presieduta dal giudice Antonia Gallo), con la formula “per non aver commesso il fatto”. I tre, invcece, vennero condannati a tre anni per aver preso parte alla rissa. L’unico responsabile della morte di Licursi restò il giovane Ivan Beltrano, ex calciatore della Cancellese, che nell’estate del 2007 patteggiò la pena a quattro anni e due mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale. Ammise di fatto le proprie responsabilità, dicendo di essere stato lui a colpire, non in maniera volontaria però, il dirigente della Sammartinese.
L’APPELLO – La Corte d’assise d’appello di Catanzaro confermò la sentenza di primo grado, facendo svanire lo spettro di pesanti condanne – comprese tra i sette ed i dieci anni di reclusione – chiesti dal sostituto procuratore generale Massimo Lia per gli imputati Gianmichele Leone, 43 anni, e Domenico De Pandis, 25, entrambi giocatori della Cancellese, e per il dirigente della squadra, Francesco Straface, per i quali hanno prevalso le tesi difensive degli avvocati De Marco, Manno, Ingrosso, Nucci, Bedini.