Tragedia sul lavoro: operaio travolto e ucciso da una trave

COSENZA – L’ecatombe silenziosa. Gli incidenti sul lavoro sono ormai diventati una specia di mattanza. I morti e i feriti gravi non si contano. Non hanno, purtroppo, la stessa visibilità e lo stesso sensazionalismo mediatico e pubblico degli incidenti stradali, dei morti ammazzati o di altre sciagure.

Sono “morti bianche”, quasi come se la morte avesse un colore per essere descritta, un valore per essere raccontata, un simbolo per essere descritta. Sono morti e basta. Tragedia sul lavoro. Di gente, giovane e non, che troppo spesso, per turni massacranti, lavora senza alcun garanzie di sicurezza, senza adeguate protezioni, senza coperture assicurative, senza garanzie, economiche e non. L’ultima tragedia, perchè è di tragedia che stiamo parlando, s’è verificata ieri, poco prima delle 14, quando C. P. nativo e residente a Lago, centro a poca distanza da Amantea, è morto su luogo di lavoro. A causare il suo decesso è stata una pesante trave che gli ha crollata addosso, sfondandogli il cranio e sfigurandolo. Chi era lì sul posto ed ha assistito alla scena, s’è subito adoperato per allertare i soccorsi. La telefonata di sos al 118 è stata intercettata dalla sala operativa del Suem di Catanzaro che, ha subito trasmesso l’urgenza alla sala operativa di Cosenza. Da Cosenza, la comunicazione di soccorso urgente è stata smistata alla Pet (postazione di emergenza territoiale) di Amantea, arrivata sul luogo della tragedia, in pochissimi istanti. Al suo arrivo, l’equipe medica, infermieristica e paramedica ha capito subito che per il 47enne ci sarebbe stato ben poco da fare. C. P., infatti, era a terra, privo di sensi, con una forte ferita alla testa, con la faccia piena di sangue e con i segni della trave che l’ha travolto, non dandogli nemmeno il tempo di accorgersi di quello che stava succedendo e scappare. I medici, constatata la gravità del pazienrte, hannosubito richiesto l’invio dell’elisoccorso, alzatosi in vlo da Vibo e fermato appena qualche secondo dopo il decollo. Purtroppo l’equipe dell’eliambulanza avrebbe potuto fare ben poco. Il trauma facciale e cranico è stato così violento da far morire l’operaio sul posto, stroncato dall’insorgenza di un violento arresto cardiocircolatorio che non ha dato scampo al 47enne. A nulla sono valsi i reiterati tentativi dei medici, di provare a rianimare il paziente. La somministrazione di ossigeno, le manovre cardiocircolatorie si sono rivelate inutili. Sul posto, per l’avvio delle indagini di routine, sono intervenuti anche i carabinieri della locale stazione. I militari dell’Arma hanno raccolto le testimonianze di quanti erano sul posto al momento della tragedia. Al momento nessuno sa cosa sia successo. Pochi indizi e tanti perchè. Ed è su questi pochi indizi che i carabinieri dovranno lavorare per arrivare ad un’esatta ricostruzione della vicenda. Il panico nel panico è stato scatenato da un operai che, alla vista del 47enne, schiacciato dalla trave e riverso ia terra, senza vita, ha accusato un malore. Fortunatamente per lui, i medici erano ancora sul posto, e gli hanno prestato assitenza medica. Tornando ai numeri dell’ecatombe silenziosa, se non muoiono in tanti, insomma, diventano invisibili. Sperduti nella cronaca nera – o meglio, bianca. Niente a che vedere con un omicidio avvenuto in famiglia, tra vicini di casa oppure fra amici. Non è un caso che gli incidenti sul lavoro occupino uno spazio marginale nei notiziari televisivi. Basta leggere i dati dell’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza (curati dall’Osservatorio di Pavia insieme a Demos e alla Fondazione Unipolis). Le notizie relative a incidenti sul lavoro risultano 32 e pesano per lo 0,1% sul totale. Cioè, praticamente nulla. L’irrilevanza del fenomeno sul piano dell’informazione mediatica e televisiva riflette un livello di sensibilità sociale altrettanto ridotto. La graduatoria delle paure della popolazione, rilevata dalla stessa fonte (sondaggio Demos per l’Osservatorio Europeo della Sicurezza, 2500 casi) vede, infatti, gli infortuni sul lavoro agli ultimi posti. Occupano la 23esima posizione in una lista di 25 motivi di ansia. Solo l’11% del campione afferma di provare preoccupazione, al proposito. Una quota di cinque volte inferiore, ad esempio, rispetto alla criminalità, alla disoccupazione e alla distruzione dell’ambiente. Metà di quanti dichiarano di aver paura – frequentemente – dell’insorgere di nuove malattie (Sars, influenza A, morbo della mucca pazza, ecc.). Eppure, se scorriamo i dati dell’Osservatorio sulle morti per Infortuni sul lavoro, il fenomeno appare di proporzioni assai più ampie e drammatiche degli effetti prodotti dall’influenza A o dalla criminalità comune. E continuano a chiamarle “morti bianche”

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