COSENZA – Gli universitari dal “pollice verde”. La passione per la coltivazione in microclima di una piccola serra di “erba”, è costata a cinque studenti il rinvio a giudizio, deciso gup Enrico Di Dedda,
su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Giuseppe Visconti, titolare del’inchiesta. I cinque, Giuseppe Delia, 26 anni di Carolei, il 22enne Mattia Campilongo di Verbicaro, Dante Prato, 26 anni di Crotone, Davide Mrerando 20enne di Spezzano Sila e Vincenzo Galilei, 28enne di Badolato, verranno, infatti, processati a gennaio. Tutti e cinque compariranno davanti al giudice monocratico per essere giudicati in relazione alle accuse mosse a loro carico: detenzione a fine spaccio di sostanze stupefacenti. I cinque universitari sono finiti nei guai per via di una causa scatenante violenta: la morte improvvisa di un loro amico, Gianluca Grillo, studente di Economia di Torre Melissa. L’episodio risale alla primavera dello scorso anno. Quella sera Grello, insieme ai suoi amici, era nella sua abitazione, quando all’improvviso si accasciò a terra, privo di vita. Immediatamente venne allertata la sala operativa del 118. Nonostante il tempestivo intervento del personale medico, paramedico ed infermieristico della Pet (postazione di emergenza territoriale) dell’Unical per lo studente universitario non ci fu niente da fare. Tutti i tentativi di rianimazioni, infatti, furono inutili e ai medici non restò altro che, constatare il decesso e allertare le forze dell’ordine. Gli agenti della squadra Volante della Questura di Cosenza, giunti sul posto per l’avvio delle indagini di routine, nel raccogliere le testimonianze dei cinque ragazzi, presenti quella sera all’interno dell’appartamento e nell’effettuare una perlustrazione all’interno dell’abitazione, trovarono l’erba e con essa anche la serra artigianale. Per i cinque scattò immediatamente la denuncia, non solo per detenzione a fine spaccio di sostanze stupefacenti, quanto per la morte dello studente universitario. I cinque, infatti, finirono nei guai con l’accusa di aver ceduto a Grillo una dose di marijuana, rivelatasi poi mortale. Per fugare il campo da ogni dubbio e per cristallizzare meglio le cause del decesso, ascrivibili agli amici, il pm Giuseppe Visconti, dispose il sequestro della salma e l’esame autoptico. Alcune giorni dopo, gli anatomopatologi, incaricati dalla Procura di scoprire cosa e come aveva determinato la morte dello studente universitario, facendo fermare di colpo il suo cuore, durante l’autopsia, scoprirono, confermato successivamente dal completamento delle perizie, che il decesso di Grillo non era avvenuto a causa di una dose eccessiva di stupefacenti, ma per cause naturali. Vivisezionandolo, infatti, i medici legali, s’accorsero che il ragazzo era affetto da una broncopolmonite, che ne aveva minato il fisico e indebolito le difese immunitarie. Dall’esame autoptico, infatti, risultò anche che era effetto da un versamento polmonare bilaterale, focolai disseminati di broncopolmonite, disfunzioni epatiche, infiammazione delle ghiandole surrenali e sofferenza cardiaca. Fu proprio la gravità delle sue condizioni di salute a stroncargli la vita. Proprio per questi il motivi, il pm, successivamente, avanzò al gip istanza di archiviazione per la morte di Grillo, classificandola come decesso naturale. Scampato il pericolo per il decesso del loro collega, i cinque ora compariranno in tribunale per quella “serra”.