Rifugiati pagati 0,90 centesimi all’ora in Sila, la difesa li ascolta senza interprete

I gestori incassavano 35 euro al giorno per dar loro accoglienza. In realtà venivano sfruttati nei campi e picchiati se ritenuti ‘troppo lenti’ 

 

COSENZA – Accoglienza e caporalato in provincia di Cosenza. Si è tenuta oggi l’udienza preliminare a carico dei 13 indagati per abuso d’ufficio, tentata truffa aggravata per il conseguimento di fondi pubblici, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Una vicenda sulla quale la Procura di Cosenza ha acceso i riflettori dopo una denuncia sporta da un nigeriano ospite del centro di accoglienza Villa Letizia di Camigliatello Silano. L’uomo ha raccontato agli investigatori di essere stato costretto a firmare il foglio delle presenze nel Cas, mentre in realtà era costretto a lavorare dalle 6:00 alle 17:00 nei campi a raccogliere fragole e patate per 0,90 centesimi l’ora. Nelle intercettazioni captate nel corso delle investigazioni e dalle testimonianze raccolte è poi emerso uno scenario definito dal colonnello Fabio Ottaviani del comando provinciale di Cosenza “una vera e propria tratta degli schiavi che andava avanti da tempo”. I rifugiati, per ciascuno dei quali i gestori incassavano 35 euro al giorno al fine di garantire la loro sussistenza, venivano selezionati in base al carattere mite e il fisico prestante. In tutto erano una trentina tra ghanesi, somali, nigeriani e senegalesi prelevati dal Cas Santa Lucia del Centro giovanile universitario jonico suddiviso in due strutture a Camigliatello Silano e Spezzano Piccolo.

 

Se ritenuti troppo lenti venivano percossi con calci, schiaffeggiati e insultati se chiedevano il motivo per il quale non gli veniva corrisposto il misero salario. Molti di loro invece di dormire nei centri in cui risultavano domiciliati vivevano nei pressi dei terreni in cui lavoravano, in stanze fredde e sporche. Questo quanto emerso dalle dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria che oggi sono risultate essere diverse da quelle proposte dalla difesa degli indagati. Il Procuratore della Repubblica Aggiunto Marisa Manzini ha quindi chiesto che il giudice attivasse quelli che sono i poteri istruttori che gli competono per sentire direttamente alcuni rifugiati. Nello studio del fascicolo il Pm infatti si è resa conto che l’attività difensiva, consistita nell’assumere informazioni da alcuni migranti, ha determinato che negli atti vi siano dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria (che li ha interrogati con un interprete madre lingua inglese) di contenuto diverso da quello che hanno detto ai legali degli indagati. Un’incongruenza generata dal fatto che i teste sono stati sentiti in italiano senza la presenza di un mediatore, quindi potrebbe darsi che le domande non siano state comprese a pieno e per questo le risposte risultino sommarie.

 

Si è quindi chiesto al giudice, prima di decidere, di ascoltarli per avere l’immediata percezione del contenuto delle loro dichiarazioni. Ciò è stato fatto sia per valutare la posizione dei due imputati che hanno scelto di essere giudicati in abbreviato (Fulvio Serra e Gianpaolo Serra titolari della società agricola La Sorgente Srl dove lavoravano i migranti) sia di altri per i quali è in corso l’udienza preliminare. Solo Corrado Scarcelli (responsabile del Cas Santa Lucia) dopo essere finito in carcere ha patteggiato la pena, mentre le altre persone coinvolte nell’operazione del maggio 2017 attendono la pronuncia sull’eventuale rinvio a giudizio. Si tratta di Vittorio Imbrogno ritenuto l’uomo che aveva il compito di reclutare i rifugiati e portarli nei campi, Luca Carucci lo psicologo presidente dell’associazione Centro giovanile universitario jonico, Giorgio Luciano Morrone responsabile Cas Santa Lucia, Franco Provato, Gianluca Gencarelli, Renato Gabriele,  Giuseppe Gabriele, Giorgio Gabriele, Vincenzo Perrone, Salvatore Perrone e Vincenzo Pasqua. Rinviata alla prossima settimana sia la discussione dell’udienza preliminare, sia del processo con rito abbreviato, dopo che il giudice avrà sciolto la riserva in merito alla richiesta di ascoltare i migranti affiancati da un interprete. Se la richiesta istruttoria del Procuratore della Repubblica Aggiunto Marisa Manzini verrà accolta i migranti testimonieranno, se invece l’istanza non verrà accolta si discuterà direttamente delle responsabilità da imputare ai 13 uomini accusati di essere caporali travestiti da volontari.

 

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