La Corte di Assise d’Appello di Catanzaro riforma la sentenza emessa in primo grado. Pene meno afflittive e revoca della interdizione dai pubblici uffici
COSENZA – Riduzione di pena per gli imputati nel processo Tesi, finito in Appello dopo il giudizio di primo grado che ha visto condanne pesanti esattamente due anni fa. Tutti accusati a vario titolo del reato di bancarotta. L’inchiesta riguarda i rapporti tra la società Tesi, operante nel settore dell’informatica, e la Fincalabra, la “finanziaria” della Regione Calabria. La società fu salvata grazie ai fondi stanziati dalla Regione senza un vero piano industriale che rimettesse in sesto i conti aziendali. Il filone dell’indagine fu stralciato della più vasta e nota indagine denominata “Why Not” avviata dall’allora pm della Procura di Catanzaro Luigi De Magistris e per competenza inviato al Tribunale di Cosenza. La società “Tesi”, dichiarata fallita il 14 giugno 2007, secondo l’accusa, avrebbe registrato significative perdite economiche a partire dal 2001 fino al 2002, anni in cui si sarebbe registrato un forte declino dell’azienda. Gli organi societari non ne avrebbero impedito il declino, nonostante la funzione di controllo sulle attività della società che, secondo la Procura, non sarebbe stata esercitata con la dovuta accortezza portando alla bancarotta. Gli amministratori e i sindaci della società Tesi, furono accusati di aver provocato passività per quasi 5 milioni di euro attraverso l’effettuazione di operazioni ritenute illecite. Nove furono le condanne inflitte e sette le assoluzioni.
La sentenza in primo grado
condannava Filomeno Pometti 79 anni, di Corigliano Calabro (4 anni di carcere), Luciano Vigna, ex vicesindaco di Cosenza (2 anni e 8 mesi), Michelangelo Spataro, già consigliere comunale di Cosenza (4 anni), Francesco Capocasale (4 anni), Michele Montagnese (4 anni), Gianluca Bilotta (4 anni), Luigi Vacca (4 anni), Antonio Gargano (2 anni e 8 mesi) e Antonio Viapiana (2 anni e 8 mesi). Assolti per non avere commesso il fatto l’ex sindaco di Cosenza Salvatore Perugini, Nicola Costantino, Renato Pastore imprenditore informatico e già presidente di Confindustria Cosenza, Saverio Fascì, Francesca Gaudenzi, Pietro Macrì imprenditore e presidente della società Met Sviluppo e Pasquale Citrigno (amministratore della società). Per quest’ultimo il pubblico ministero Giuseppe Visconti aveva chiesto l’assoluzione. Pometti, Vigna, Spataro, Capocasale, Montagnese, Bilotta, Vacca, Gargano e Viapiana sono stati condannati anche all’inabilitazione all’esercizio di una impresa commerciale e all’incapacità di esercitare uffici direttivi per la durata di dieci anni. Pometti, Spataro, Capocasale, Montagnese, Bilotta e Vacca sono stati, inoltre, interdetti dai pubblici uffici per cinque anni.
Riforma della sentenza
Oggi la Corte di Appello di Catanzaro presieduta dal giudice Saullo, (a latere Scuteri e Perri) in riforma alla sentenza emessa dal Tribunale di Cosenza, il 18 marzo 2016, ridetermina la pena inflitta a Filomeno Pometti, Michelangelo Spataro, Francesco Capocasale, Michele Montagnese, Ginaluca Bilotta e Luigi Vacca da 4 anni a 2 anni e 4 mesi; riduce la pena inflitta a Luciano Vigna, Antonio Gargano e Antonio Viapiana da 2 anni e 8 mesi a 2 anni e 2 mesi di reclusione. Revoca l’interdizione dai pubblici uffici per la durata dei cinque anni a Pometti, Spataro, Capocasale, Montagnese, Bilotta e Vacca. Condanna Pometti, Vigna, Spataro, Capocasale, Montagnese, Bilotta, Vacca, Gargano e Viapiana, alla rifusione delle spese di costituzione e difesa sostenute dalle parti civili, per la curatela fallimentare “Tesi SpA” rappresentata dagli avvocati Vincenzo Adamo e Pierpaolo Principato e Giacinto Tavernese rappresentato dall’avvocato Rossana D’Ambrosio in 1200 euro, per Giuseppina Silvestri e Giuseppe Antonio Sangiovanni, rappresentati dall’avvocato Sergio Sangiovanni, in 1440 euro
Piena assoluzione sulla sentenza di prescrizione al capo I sulla tenuta delle scritture contabili
Nella sentenza di primo grado, il Tribunale di Cosenza non aveva inteso procedere sul reato al capo “I” della rubrica “sulla tenuta delle scritture contabili” per intervenuta prescrizione, nei confronti degli imputati Pometti, Spataro, Montagnese, Vacca e Perugini. L’avvocato Pietro Perugini legale di Salvatore Perugini ex sindaco di Cosenza (assolto da tutti i capi di imputazione, ndc), è ricorso in appello sostenendo l’assoluta estraneità dell’assistito al reato imputatogli, “perchè al di là della prescrizione il reato non era stato in ogni modo commesso“. La Corte di Appello ha accolto la tesi della difesa, riformando la sentenza di prescrizione e assolvendo nel merito per non aver commesso il fatto oltre Salvatore Perugini anche gli altri imputati rientrati in primo grado nella prescrizione del capo “I”
Nel collegio difensivo, tra gli altri, ci sono gli avvocati Pietro Perugini, Nicola Carratelli, Ugo Celestino, Ninì Feraco, Giacinto Tavernese, Mario Bonavita, Aurelio Sicilia, Giuseppe Muscolino e Felice Foresta.