COSENZA – Morte in corsia. Il bollettino medico degli errori sanitari nell’Ospedale dell’Annunziata s’aggrava.
Purtroppo, la luce dei riflettori della cronaca, s’accende su un nuovo, l’ennesimo, caso di malasanità, per il quale tre medici e altrettanti infermieri sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. La vittima di turno, ha il volto di Aldo Loria, insegnante di Rossano, sposato, entrato in ospedale nello scorso mese di giugno, per sottoporsi ad un intervento di routine, ed uscito dal nosocomio cittadino, dopo essere passato dal freddo giaciglio in marmo dell’obitorio. L’insegnante rossanese, s’era rivolto all’equipe medico-cirurgica del reparto di chirurgia “Falcone”, per rimuovere un linfonodo all’addome. I medici, dopo averlo sottoposto a tutti gli esami specifici del caso, propedeutici all’intervento, avevano inizialmente optato per un intervento di laparoscopia. Un intervento considerato di routine e senza grossi rischi. In un secondo momento, però, gli stessi sanitari che avevano in cura il paziente, decisero di rimuovere quel linfonodo ricorrendo al classico utilizzo del bisturi. Tutte le procedure di anestetizzazione del paziente e monitoraggio delle sue funzionalità vitali erano andate ok, così come anche il lento risveglio del paziente era avvenuto secondo i tempi tecnici del caso. Il paziente, uscito dalla sal operatoria, era stato riportato nel suo letto nel reparto “Falcone”. L’insegfnante, eccetto qualche leggero fastidio, legato al graduale smaltimento dell’anestesia, e qualche dolorino, effetto naturale dell’intervento chirurgico, sembrava stesse bene. Ma nel giro di appena qualche giorno le sue condizioni di salute, s’erano, improvvisamente aggravate, fino a che, martedì 12 giugno del 2012, il suo cuore ha cessato di battere, rendendo inutili tutti i tentativi effettuati dai medici di rianimarli. Per i familiari dell’insegnante è stato uno schock assistere, impotenti, al decesso dell’uomo che, potenzialmente messo in uscita per essere trasferito a casa, dove avrebbe continuato la degenza, è finito per essere trasportato d’urgenza, prima nel reparto di rianimazione e poi tra le gelide salette d’osservazione dell’obitorio. I familiari di Aldo Loria, ripresisi dallo strazio di quell’agghiacciante verità, si sono recati in procura per formalizzare una denuncia contro i medici del reparto nel quale il loro congiunto era stato ricoverato. Il primo a raccogliere il pianto disperato della moglie dell’insegnante rossanese, è stato il procuratore capo Dario Granieri che, di concerto con il sostituto procuratore Salvatore Di Maio, uno dei pm, componenti il pool di magistrati, esperti in reati contro la persone ed errori medici, hanno disposto ulteriori accertamenti specifici, attraverso l’esame autoptico. L’anatomopatologo che è stato incaricato dalla procura di effettuare l’analisi del cadavere e cristallizzare le cause del decesso, ha accertato che, Aldo Loria, è deceduto per uno shock emorragico emoperitoneo, causato da una scorretta emostasi. La perizia effettuata dall’anatomopatologo ha convinto i magistrati a stabilire che per quel decesso ci sono precise responsabilità mediche, individuabili nell’equipe chirurgica che ha tenuto in cura il paziente e dei tre infermieri che ne hanno avuto la consegna durante le fasi post operatorie. A tutti gli indagati, ai quali è d’obbligo riconoscere la presunzione d’innocenza fino al verdetto finale della Cassazione, è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini. Ora la famiglia di Aldo Loria, spera che la giustizia faccia il suo corso, dando le risposte chiare a quell’incredibile decesso improvviso.