COSENZA – Tafferugli, cariche e videotape. Gli scontri tra manifestanti e le forze dell’ordine che hanno caratterizzato la giornata del 28 settembre scorso, quando Stefano Delle Chiaie, è arrivato in città per presentare il suo discusso libro “L’Aquila e il Condor”, sono al vaglio degli agenti della Digos e dei carabinieri, per cercare di risalire all’identità dei responsabili di quegli scontri.
Da giorni, infatti, il questore Alfredo Anzalone e il colonnello Francesco Ferace, comandante dell’Arma provinciale, hanno dato incarico ai loro uomini di fare in fretta, per cercare di scoprire chi tra i cosiddetti “facinorosi” dei movimenti antagonisti cittadini abbia dato il via ai tafferugli. La violenza non è mai una risposta ma riteniamo doveroso precisare che chi ha deciso di scendere in piazza per manifestare il suo civile dissenso contro un’iniziativa che, seppur di stampo culturale, offendeva – secondo i manifestanti – la nomea di Cosenza, città storicamente antifascista e autentico “polmone” rosso della Calabria. Ai manifestanti non è piaciuto non solo l’arrivo di Delle Chiaie a Cosenza, quanto soprattutto che la presentazione del suo libro sia avvenuta all’interno della sala del Coni, tra l’altro sita in via Matteotti. Proprio la scelta del luogo, riferito soprattutto alla strada, è stata ritenuta un’offesa alla memoria di un socialista e antifascista storico.
I TAFFERUGLI: Ci sono volute tre cariche e quattro feriti per far entrare Stefano Delle Chiaie a Cosenza. Città paralizzata sin dalle prime ore del mattino per la manifestazione antifascista convocata da collettivi studenteschi, movimenti, sindacalisti, esponenti dei partiti della sinistra e centri sociali che, uniti sotto la storica sigla Cosenza Antifascista, hanno presidiato per ore la sede del Coni. Più che un condor, Stefano Delle Chiaie sembrava un pulcino bagnato. Protetto da un agguerrito cordone di celerini, carabinieri e finanzieri, è entrato di soppiatto nella palazzina, dove è rimasto rintanato con una ventina di nostalgici del cupo ventennio. La tradizione antifascista di Cosenza ancora una volta è stata rispettata. Nella piazza intitolata a Matteotti più di duecento persone hanno tentato con ogni mezzo di impedire il raduno dei “camerati di merende” al grido di “A Cosenza non passerete”. È fallito il tentativo di mediazione del sindaco Occhiuto che nel pomeriggio ha cercato di calmare gli animi di manifestanti e forze dell’ordine. Non è passata inosservata la presenza di funzionari di PS arrivati da Reggio Calabria, che non hanno esitato ad ordinare l’azione repressiva. Intorno alle 15 la prima carica, ma il presidio resisteva. Due ore dopo, l’attacco più violento della polizia che è riuscita a guadagnare solo due metri di asfalto. Dalla pioggia di manganellate sono usciti contusi diversi manifestanti. Ad avere la peggio, Francesco Saccomanno, storico portavoce del forum ambientalista, che nel tentativo di proteggere alcuni attivisti finiti a terra durante la carica, è stato a sua volta violentemente colpito alla testa. Trasportato all’ospedale, in serata le sue condizioni non apparivano gravi. Ma pochi istanti dopo la partenza dell’ambulanza, le forze dell’ordine effettuavano la carica peggiore, aggredendo i manifestanti alle spalle per consentire l’ingresso di Delle Chiaie nell’edificio del Coni. Col passare delle ore, la piazza si è riempita di cittadini che spontaneamente si sono aggregati alla protesta.
In tarda serata, i manifestanti hanno dato vita ad un corteo spontaneo che ha attraversato le vie della città facendo tappa sotto il palazzo municipale dove è stato affisso uno striscione “Cosenza odia il fascismo”. La manifestazione si conclusa sotto la prefettura.