COSENZA – gli indagati sono dieci e quattro, hanno chiesto tramite i propri legali, di essere giudicati con il rito abbreviato.
L’inchiesta è legata alla vicenda dei casi di sangue infetto registrati all’ospedale di Cosenza ed è scattata dopo la morte, avvenuta un anno fa di Cesare Ruffolo, 79 anni, la cui causa è stata attribuita ad un’emotrasfusione contaminata dal batterio gram – negativo serratia marcescens. Quattro dei dieci imputati hanno chiesto il giudizio con rito abbreviato: si tratta del direttore di produzione tecnica e del legale rappresentante della Germo Spa, rispettivamente Maria Maddalena Guffanti e Mario Golè; e di Pietro Leo, direttore sanitario di medicina dell’Azienda ospedaliera e Maria Addolorata Vantaggiato, responsabile del dipartimento del rischio clinico. I quattro saranno processati il 30 ottobre mentre per tutti gli altri imputati l’udienza preliminare nel processo con rito ordinario si terrà il 23 ottobre.
Tra gli indagati, a vario titolo, ci sono il direttore generale dell’azienda ospedaliera di Cosenza Paolo Maria Gangemi, il direttore sanitario aziendale Francesco De Rose e il direttore del centro trasfusionale della stessa azienda, Marcello Bossio. Secondo l’ipotesi d’accusa, l’Istituto Superiore di sanità aveva accertato la presenza del batterio all’interno di flaconi integri del sapone disinfettante Germocid. Devono rispondere di rifiuto d’atti d’ufficio in relazione alla mancata adozione di un piano adeguato di azioni correttive rispetto a 65 criticità rilevate dal settembre 2012 da una struttura di controllo della Regione Calabria dopo una visita ispettiva nel servizio trasfusionale. A Bossio e Perfetti si contesta anche il reato di morte in conseguenza di altro reato doloso perchè, nelle rispettive qualità, consentendo l’utilizzo delle sacche ematiche contaminate avrebbero causato la morte di Ruffolo e i danni subiti da un altro paziente.
La Procura contesta invece l’omessa denuncia di reato a Pietro Leo e Maria Addolorata Vantaggiato, rispettivamente direttore del dipartimento sanitario di medicina dell’azienda e responsabile del rischio clinico. I due, secondo l’accusa, pur essendo a conoscenza del decesso di Ruffolo a seguito della somministrazione di uan sacca ematica contaminata, non avrebbero proceduto ad alcuna comunicazione alla magistratura. Del reato di somministrazione di medicinali guasti, a titolo di dolo eventuale, devono rispondere due medici, il direttore di presidio unico dell’ospedale Annunziata di Cosenza, Osvaldo Perfetti, e il direttore dell’unità di immunoematologia Marcello Bossio, i quali, secondo la Procura, pur a conoscenza della contaminazione delle sacche ematiche provenienti dal centro di raccolta sangue di san Giovanni in Fiore (Cs) inseguito ad un altro caso analogo, non avrebbero adottato misure idonee a salvaguardare Cesare Ruffolo, morto il 3 luglio 2013. A Mario Giorlè e Maria Maddalena Guffanti, rispettivamente legale rappresentante e direttore di produzione tecnica della “Germo spa” viene contestato il reato colposo di commercio e distribuzione di sostanze adulterate in modo pericoloso per la salute pubblica.