COSENZA – Una ricerca pubblicata stamattina da Almadiploma, ci informa che sono in calo le iscrizioni alle Università Italiane, colpa anche del mancato orientamento, vale a dire dalle scarse informazioni sugli studi da intraprendere.
Condividendo la preoccupazione dell’indirizzo alla scelta scolastica dopo il triennio della scuola media su cui ritorneremo più avanti, penso che, banalmente, il calo degli iscritti alle università, sia da ricondurre alle esose tasse che si pagano ed ai diritti mancati come le borse di studio per i meritevoli. Ormai, per le “borse”, si fanno solo graduatorie dove si legge: “lei è assegnatario della borsa di studio ma, purtroppo non ci sono i fondi”. Per ritornare invece all’orientamento scolastico, analizzando i destini di 72mila diplomati di scuola secondaria superiore negli ultimi cinque anni, il Consorzio di scuole superiori ha appurato che “il 41% dei diplomati 2012 dichiara di aver sbagliato a scegliere la scuola”. Per alcuni sindacati, come Anief, “servirebbero dei docenti-tutor”. Permetteteci di obiettare, pur condividendo le preoccupazioni espresse e la forte disoccupazione degli insegnanti. L’”incapacità” di scelta dei ragazzi delle scuole medie non è dovuto solo a questo ma, soprattutto, in molti casi alla superficialità con cui viene gestito questo “angolo” di scuola pur se ci sono insegnanti che già si pagano per “traghettare” i ragazzi dalla scuola media a quella superiore. Purtroppo, in moltissimi casi succede che i docenti “incaricati” non conoscono né le attitudini dei ragazzi ne gli obiettivi didattici dei diversi istituti superiori, ormai “aggiornati” ai tempi “moderni”. Ma c’è di più. Lo dico sicuro di non essere smentito: in tanti casi, i ragazzi vengono indirizzati nell’unico istituto scolastico superiore del Paese per non perdere la struttura o in istituti con dirigenti amici per tenere in piedi quella scuola che, se sottodimensionata rischierebbe l’accorpamento o la chiusura. Come si vede, gli interessi, purtroppo, anche in questo caso guardano “oltre” lo studente. Così abbiamo tutor che si pagano solo per riempire scuole che magari non fanno al caso dei ragazzi.