Condannate a due mesi sei ostetriche della casa di cura La Madonnina, per una laparotomia avvenuta nel 2012. Secondo la difesa gli imputati sarebbero i due ginecologi che eseguirono l’intervento
COSENZA – Sei ostetriche della casa di cura La Madonnina, sono state condannate a due mesi con l’accusa di interruzione di pubblico servizio e violenza privata. La causa riguarda un episodio avvenuto nel 2012, precisamente il 21 maggio, relativo ad un intervento di laparoscopia che si trasformò in una laparotomia.
Spieghiamo nel dettaglio cosa accadde. Il 2011 presso La Madonnina chiuse il reparto di ostetricia dimezzando il personale medico e le sei ostetriche, non potendo di fatto essere licenziate, vennero sospese dal servizio in attesa di scoprire le loro sorti. L’anno successivo (il 21 maggio 2012, come appena citato) venne programmato un intervento in laparoscopia che, a causa di complicazione si trasformò in una laparotomia. (Per chi ignora i termini specifichiamo la differenza. La laparoscopia è un esame o intervento praticato in endoscopia sulla cavità addominale e sul suo contenuto. La laparotomia è un’apertura chirurgica dell’addome per incisione della sua parete).
Le sei ostetriche decisero di recarsi in sala operatoria chiedendo di assistere all’intervento; eseguito da due medici, caposala e dottore Morelli. Date le difficoltà l’anestesista autorizzò la caposala ad aprire le porte e farle entrare. Alle sei ostetriche furono attribuite le complicazioni del caso e furono licenziate. Ciò secondo le testimonianze raccolte. Subito Morelli si sarebbe posto a difesa delle imputate asserendo che, spesso, interventi più semplici si trasformano in interventi più complicati, ovvero interventi di laparoscopia a laparotomia.
In tribunale è stato ricostruito l’episodio con le testimonianze dei presenti di allora, in particolare anestesista e caposala. A difesa delle sei ostetriche l’avvocato Ornella Nucci che, durante il processo, ha sottolineato il fatto che le imputate non avessero minimamente influito sull’intervento, essendo rimaste sulla porta. La colpa, secondo l’avvocato, è da attribuirsi ai due ginecologi che, invece, hanno eseguito l’intervento con una qualifica che non permetteva loro di farlo. Da qui la richiesta d’aiuto al dott. Morelli, che si trovava lì per caso. L’intervento di laparoscopia, infatti – come sostenuto dalla difesa – va eseguito da un chirurgo esperto di livello 3, livello che non ricoprono i due ginecologi. Per la Nucci gli imputati sarebbero loro, inoltre avrebbe riscontrato incongruenze riguardo dichiarazioni degli stessi. E’ stata quindi comminata la pena alle sei ostetriche di due mesi, pena che verrà impugnata dal collegio difensivo al deposito della motivazione prevista tra sessanta giorni.