Cittadina rendese si rivolge ai candidati a sindaco: Quattromiglia ‘ostaggio’ della movida «una bolgia»
Riceviamo e pubblichiamo la lettera firmata di una cittadina di Rende che, attraverso la nostra redazione, intende rivolgere un accorato appello ai candidati «con la speranza che “parlare bene e razzolare male” non sia un loro modo di essere»
RENDE – “Illustrissimi candidati, ognuno di voi in questi giorni si sta impegnando nel trovare la giusta combinazione di promesse da fare ai cittadini. Tutto ciò è legittimo ma nel dubbio che qualcuno di voi stia ancora cercando la combinazione finale, vorrei raccontarvi una storia”.
“Qualche anno fa per motivi di studio venni nel comune che vi accingete ad amministrare, dove mi integrai bene nel contesto cittadino, decidendo di diventare anch’io una rendese e ne fui orgogliosa. Con i sacrifici dei miei genitori comprai casa in un quartiere in cui erano presenti servizi (treni, autobus, università), e tutto ciò che può servire per vivere in modo dignitoso; ma l’insoddisfazione di qualcuno e la poca considerazione, fece sì che quel bel quartiere divenisse una bolgia“.
“Non biblioteche, non attrattive culturali, non migliori servizi di viabilità, non agevolazioni economiche, ma tutto ciò che poteva servire a conformarsi col resto del mondo: la vita frivola per accogliere al meglio i tantissimi giovani che i genitori mandano con tanti sacrifici a studiare all’Unical. E allora pub, discopu, birrerie, gintonerie… tutti servizi molto culturali a base di alcool e musica, ma chi diede l’ok a tale trasformazione, non si curò di quanti avevano investito i propri risparmi in quel quartiere. Anzi, ci passò sopra come si fa con un carro armato, nessun rispetto di regole, e anche chi aveva il compito di sorvegliare sull’incolumità e sul rispetto delle regole, aveva sempre qualcosa di più urgente da fare”.
Del quartiere invaso dalla ‘movida’ non interessa a nessuno
“Non ricordo e ho perso il conto delle telefonate fatte dopo la mezzanotte al 112 e delle PEC agli indirizzi di chi doveva amministrare la cosa pubblica, per chiedere aiuto nel voler riposare per poter andare il giorno dopo a svolgere il proprio dovere da cittadino e dare il proprio contributo alla crescita di una società degna di questo nome. Ma con rammarico ho dovuto prendere atto che la situazione di un quartiere invaso dalla Movida non interessava a nessuno e noi, cittadini residenti, ci siamo dovuti adattare e rassegnare a non poter più vivere, in santa pace, a casa nostra”.
“Ancora oggi, anche vivendo fuori e volendo tornare nella mia casa, penso che le cose non potranno mai cambiare “se non ci scappa il morto”, cosa bruttissima da dire ma la cronaca ogni giorno ci mostra quello che succede sulle piazze di altri paesi. Purtroppo, l’italiano se non tocca il fondo non si rende conto della situazione e l’indifferenza riempie sempre di più la nostra vita”.
“Fra i vostri programmi vi suggerisco – scrive la cittadina rendese nella sua lettera – di cambiare un po’ di nomi della toponomastica, non Piazza Santo Sergio ma Piazza Movida, così potrete conformarvi anche voi al cambiamento. A distanza di ben 4 anni, Quattromiglia è diventato un quartiere sporco, caotico di giorno e rumoroso di notte e cosa ancora più grave, su Rende incombe la paura di uscire per la presenza anche in pieno giorno di persone sotto l’effetto di alcool e droga; per non parlare dello scempio fatto al verde urbano, che si sarebbe potuto affrontare con modalità meno eclatanti. Vi auguro una buona campagna elettorale”.