COSENZA – Ci siamo. Dopo ben 33anni dalla morte di Denis Bergamini è arrivato il giorno della tanto attesa testimonianza di Donata, la sorella del calciatore rossoblù, la donna che da quel maledetto 18 novembre 1989 non si da pace per la terribile (ed assurda ndr) scomparsa del fratello, morto a 27 anni lungo la strada statale di Roseto Capo Spulico. Una vita, quella di Donata, spesa alla ricerca affannosa della verità. Quella fame di giustizia che ha permesso alla donna e alla famiglia Bergamini di lottare per fa si che Denis avesse un processo dopo ben tre inchieste, due archiviate e l’ultima quella del 2018.
Nel giugno del 2017 il GIP di Castrovillari dispose la riesumazione della salma per effettuare l’autopsia. Il 10 luglio 2017 dall’autopsia emerse che Denis morì prima per soffocamento e solo in un secondo momento il corpo fu adagiato sull’asfalto per poi essere sormontato parzialmente con una ruota. Insomma a distanza di 28 anni “il corpo di Denis parlò” escludendo che la morte fosse giunta su quell’asfalto e confermando che il calciatore ci arrivò già morto.
«A Denis e a papà»
Donata è da pochi minuti arrivata davanti al Tribunale “scortata” dall’avvocato della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo. Ad attenderla i giornalisti: “grazie di tutto”. Queste le prime parola della sorella del campione rossoblu alla stampa. “È una giornata importante, aspettavo questa udienza da tempo. La dedico a Denis e a mio padre”.