COSENZA – “Ciao, come stai?”. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando alza lo sguardo dal display del suo telefono e stringe la mano a Franz Caruso che sta in piedi di fronte a lui. Antonietta Cozza, delegata alla Cultura di Palazzo dei Bruzi, è padrona indiscussa dei microfoni. Dopo averne acceso uno, scambia il ridotto del Rendano per un’aula di liceo e intima perentoria la chiusura dei cellulari. Il presidente del Consiglio comunale di Cosenza, che ha trascorso il pomeriggio a rilasciare dichiarazioni sulla rimodulazione da parte di Inail dei fondi destinati al nuovo ospedale di Cosenza, ritiene l’argomento ormai esaurito: questo è il funerale della sanità calabrese e le buone notizie sono bandite. Dopo un “formulo i miei auguri al commissario Occhiuto che finora non ha fatto niente”, Giuseppe Mazzuca mostra il suo lato sentimentale: “Mio fratello Carlo non è mai sceso a compromessi. Ha avuto coraggio a scrivere questo libro”. Antonietta Cozza, nella doppia veste di addetto stampa della Luigi Pellegrini Editore, esorta il pubblico ad acquistare il volume: “Deve stare sul comodino di ognuno di voi” e pazienza se sulla quarta di copertina campeggia il ritratto di Guccione con le immancabili bretelle rosse!
Sebastiano Andò, storico preside della facoltà di Farmacia dell’Unical e attuale professore emerito di patologia generale, denuncia: “Un commissariamento lungo dodici anni rappresenta un unicum a livello nazionale di cui non si comprendono le ragioni. Senza contare la violazione dei diritti civili garantiti dalla Costituzione”. Franz Caruso, contento del fatto che nel centro storico si torni finalmente a “respirare aria di cultura”, si prepara a festeggiare il suo primo anno da sindaco di Cosenza e, rivolgendosi al ministro del Lavoro, ricorda: “Andrea Orlando è stato l’unico ministro venuto a sostenermi in campagna elettorale. La sua presenza mi ha portato bene”. Attingendo al linguaggio proprio di chi è abituato a frequentare le aule di tribunale, aggiunge: “Dobbiamo essere tutti parte offesa contro lo Stato che in questi anni si è sostituito alla Regione nella gestione della sanità, aggravandone il debito. Da quando mi sono insediato, non ho mai partecipato a una riunione della Conferenza dei sindaci perché quest’organismo di fatto non esiste più”. Alla faccia dell’autonomia differenziata, tanto cara a una parte del centrodestra, Franz Caruso auspica: “La sanità, che da sola occupa il 70% del bilancio regionale, deve tornare a essere di competenza dello Stato centrale. Come pure la sicurezza e l’istruzione”.
Eugenio Corcioni, con la verve polemica che lo contraddistingue, definisce L’amara verità un libro monco: “Avevo esortato l’autore e la casa editrice a inserire nel testo anche la gestione sanitaria dell’attuale governance regionale, ma non mi hanno dato retta”. Poi, senza peli sulla lingua, il presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza, si rivolge direttamente a Carlo Guccione: “Il tuo libro è pieno di contraddizioni. Vanno bene le denunce, ma tu sei stato consigliere regionale per due legislature di seguito e anche assessore. Perché non hai controllato? E’ necessario interrompere la perdite economiche e affrontare i contenziosi. Se c’è un processo, bisogna essere presenti. Invece l’ex commissaria dell’azienda ospedaliera di Cosenza che ha fatto? Ha smantellato l’ufficio legale”. Di tutti i commissari mandati dal governo centrale a risollevare le sorti della sanità regionale, Corcioni ne salva solo uno: “Massimo Scura. Aveva origini calabresi e conosceva l’orografia del nostro territorio. Il che non è poco”.
Carlo Guccione prende finalmente la parola e respinge le accuse del presidente dei medici cosentini: “Non è vero che non ho denunciato. Le mie battaglie le ho sempre portate avanti, a volte anche senza il sostegno del mio stesso partito. Dagli anni di Giuseppe Scopelliti, fino a quelli di Mario Oliverio, con cui ho avuto scontri epocali. Sono stato io a scoprire lo scandalo delle fatture doppie e triple. La Guardia di finanza mi ha sentito in diverse occasioni. Finora nessun commissario è stato in grado di quantificare il debito sanitario. L’unica certezza è che ogni anno spendiamo tre miliardi e mezzo di euro per pagare due o tre volte le stesse fatture, oltre a spese legali stratosferiche e servizi le cui gare d’appalto vengono prorogate da quindici anni”. A pochi giorni di distanza dall’anniversario dell’uccisione di Franco Fortugno (Locri, 16 ottobre 2005), Guccione avverte: “La Dda lo ha definito il delitto politico più importante mai avvenuto in Calabria, a testimonianza degli interessi che la criminalità organizzata nutre nei confronti della sanità. Dobbiamo stringere un patto che vada al di là dei partiti e riuscire a realizzare nei prossimi mesi ciò che non abbiamo fatto negli ultimi dodici anni”.
Per Andrea Orlando leggere il libro dell’amico Carlo è come avere tra le mani un giallo, con una differenza: “In questo caso il colpevole si scopre all’inizio ed è lo Stato, evidentemente in debito nei confronti della Calabria. In questa regione i commissari hanno compiuto errori che altrove non sarebbero stati tollerati. Non è una questione di disservizi, ma di prospettiva. Nascere in una regione piuttosto che in un’altra, indirizza il tuo destino. Segna una linea di demarcazione tra la vita e la morte”. E’ anche questa l’amara verità!