RENDE – Le patate di Pasquale sono in offerta a ottanta centesimi. Come ogni giovedì, ha sistemato all’alba la bancarella con i prodotti della terra davanti al piccolo furgone blu, accanto a quelli degli altri venditori arrivati da ogni angolo della provincia. “Abbiamo tantissime difficoltà – ammette sua moglie, mentre Pasquale s’intrattiene con un cliente – c’è stato un aumento generale dei costi, dal mangime dei maiali alla tariffa giornaliera che paghiamo per arare la terra con il trattore. Per questo motivo – continua la giovane donna – siamo costretti a ritoccare un po’ i prezzi e la gente che viene abitualmente qui al mercato si lamenta degli aumenti. Alla fine, però, ritornano sempre ad acquistare da noi perché la qualità dei nostri prodotti fa la differenza”. Così lei e suo marito Pasquale, nonostante le avversità, ancora una volta, riusciranno a guadagnarsi la giornata.
Un’anziana signora si aggira tra gli stand assaporando un mandarino che ha ancora la buccia mezza verde: “Vengo al mercato di Rende quasi tutte le settimane. Rispetto ai negozi, riesco a spendere di meno. Da Saverio (e mostra con il dito la bancarella che le viene di fronte) trovo quasi tutte le verdure a un euro, un euro e cinquanta”. Saverio è un omone che indossa un grembiule verde. La sua azienda agricola, a conduzione familiare, si trova nel comune di Lattarico. “Per poter sopravvivere – spiega – cerchiamo di mantenere i prezzi sempre uguali, altrimenti perderemmo tutti i clienti. Dobbiamo fare affidamento soltanto sulle nostre forze, il lavoro in campagna è faticoso e operai non se ne trovano. Saverio, con molti sacrifici, aveva realizzato un pozzo artesiano destinato all’irrigazione dei campi. Adesso, però, quei motori sono spenti. “L’energia ormai costa troppo, per il momento sono costretto a farne a meno”. Ad aiutarlo nelle vendite c’è pure suo figlio. La loro giornata è iniziata prima delle quattro e la stanchezza, quando è quasi mezzogiorno, comincia a farsi sentire.
Più lungo il viaggio che ha compiuto Pasqualina, che è partita da Altomonte. Al mercato c’è venuta sola sola. Alle tre del mattino si è preparata un caffè. Caricato il suo furgone fino all’ultima cassetta, ha guidato fino a Rende. “Il momento che stiamo vivendo – confida – è difficilissimo. Riusciamo ad andare avanti per miracolo. I clienti si lamentano dei prezzi che trovano esposti sulla merce. La colpa però, e cerco di spiegarlo in tutti i modi, non è nostra. Il costo del gasolio è andato alle stelle e, a causa del reddito di cittadinanza, non riusciamo neppure a trovare manodopera da impiegare in azienda. Se decidiamo di non mollare, è semplicemente per non interrompere un lavoro che si tramanda di generazione in generazione. Anch’io, da parte mia, vorrei lasciare quest’azienda ai miei figli. Stiamo cercando di non modificare troppo i prezzi, ma non so per quanto altro tempo ancora saremo in grado di farlo. Se la situazione non cambierà al più presto, saremo costretti a chiudere. Purtroppo è così. E si stropiccia gli occhi appesantiti dal sonno interrotto nel cuore della notte.
Andrea (a occhio e croce) ha circa trent’anni. La sua bancarella è una delle più frequentate. Prima di lui, il nonno e poi il padre. “Le spese sono lievitate. Il gasolio, la corrente, i fitosanitari. I clienti dicono che siamo noi ad approfittarne. Il fatto è che, altrimenti, non riusciremmo a coprire le spese”.
Luca invece è di Acri. Suo nipote lo affianca al bancone. “Le bollette sono triplicate – si lamenta – quella della corrente è passata da duecento e a ottocento euro. Usare il pozzo per irrigare i terreni è diventato proibitivo. Se non fosse stato per l’aiuto ricevuto dai miei genitori, a quest’ora avrei già dichiarato fallimento. Ho due bambini piccoli. E’ soltanto grazie a loro che trovo la forza di resistere.