COSENZA – «Quali difensori del Prof. Angelo Bastone, di fronte alle gravissime esternazioni rese per il tramite della stampa dal coordinatore di Democrazia e Lavoro – Sinistra CGIL, sig. Pino Assalone, in merito alla vicenda che vede coinvolto il nostro assistito per i fatti relativi al Liceo Valentini-Majorana di Castrolibero, avvertiamo l’urgenza di tranquillizzare il citato sindacalista circa il fatto che nessuna Istituzione da egli menzionata si è resa autrice di comportamenti osceni e scandalosi, né ha “insabbiato” alcunché. Neppure alcuno si è prodigato per tutelare qualche “amico degli amici”».
«Il primo a non accettare che si stenda un velo su questa vicenda è proprio il nostro assistito che si difende nei procedimenti che lo riguardano dinanzi le sedi competenti, giudiziarie ed amministrative. Proprio in quest’ultima sede, paradosso vuole che era intenzione del professore rivolgersi, per una più proficua e puntuale difesa nell’intrapreso procedimento disciplinare a suo carico, alla CGIL quale sigla sindacale di riferimento. Determinazione che fortunatamente – alla luce delle sibilline affermazioni rese dal citato sindacalista – è stata mutata in limine dal nostro assistito nella volontà di voltare le terga dinanzi al portone della sede del Sindacato».
«Spiace – scrivono ancora gli avv.ti Attilio Santiago e Giovanni Consoli – dover constatare che esiste ancora chi preferisce alimentare il venticello, di rossiniana memoria, e, ancora peggio, riprendere la canea mediatica che si è stati costretti a subire nel febbraio u. sc., piuttosto che attendere gli esiti dei procedimenti in corso, giungendo così ad abdicare alla finalità cui è preposto il Sindacato ed ancor più quello della CGIL ispirata a Di Vittorio. E’, questa, l’insana abitudine, più volte denunciata, per la quale secondo taluno l’incolpato deve scontare la gogna prima ancora di essere condannato. Perché, ormai è chiaro, nel Bel Paese si subisce il fascino della giustizia sommaria piuttosto che attendere quella giusta. Fortunatamente l’Italia è migliore di quella che qualcuno dipinge e vale ancora il principio di innocenza dell’incolpato».