COSENZA – Il Gup del Tribunale di Cosenza Piero Santese, ha rinviato a giudizio 15 persone indagate nella cosiddetta operazione “Sistema Cosenza” della Guardia di Finanza sull’inchiesta della procura di Cosenza sui presunti bilanci falsificati all’Azienda sanitaria provinciale bruzia e alcune nomine dirigenziali avvenute in maniera clientelare. Nel mirino della Procura sorpattutto la voragine nei conti dell’Asp e gli esercizi contabili del 2015, 2016 e 2017, segnati da contenuti “descrittivi” e “valutativi” ideologicamente falsi, rappresentando una situazione finanziaria e patrimoniale dell’azienda ben meno grave di quella reale. Solo per l’ex commissario alla Sanità Saverio Cotticelli il Gup ha deciso il non luogo a procedere. Archiviate invece le posizione di Pasquale Bozzo e Alfonso Luzzi. La prima udienza del processo si svolgerà il prossimo 22 settembre.
A giudizio andranno invece l’ex commissario della sanità Massimo Scura, l’ex direttore generale dell’Asp di Cosenza Raffaele Mauro, l’ex delegato all’emergenza Covid del dipartimento Salute della Regione Calabria Antonio Belcastro, l’ex direttore amministrativo dell’Asp di Cosenza Luigi Bruno, l’ex direttore sanitario dell’Asp di Cosenza Francesco Giudiceandrea e i dirigenti dell’asp Antonio Scalzo, Bruno Zito, Vincenzo Ferrari, Fabiola Rizzuto, Aurora De Ciancio e Nicola Mastrota. Dovranno comparire a giudizio anche Carmela Cortese, Remigio Magnelli, Giovanni Lauricella, e Maria Marano. Le ipotesi di reato contestate a vario titolo sono di falsità ideologica, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale e abuso d’ufficio.
I bilanci Falsati dell’Asp
Secondo l’accusa, nel triennio 2015-2017, all’Asp cosentina sarebbero stati falsificati i bilanci per ridurre il deficit ed arrivare ad un allineamento, anche se posticcio, con il bilancio preventivo regionale. L’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza è una delle più grandi ed importanti d’Italia per risorse finanziarie gestite – circa 1,2 miliardi di euro l’anno – numero di dipendenti e bacino d’utenza servito ed una delle più indebitate. In particolare, secondo i magistrati della Procura, per edulcorare il buco di bilancio già sostanzioso, il management dell’Azienda avrebbe omesso, tra l’altro, di riportate in bilancio le cifre del contenzioso legale che, da solo, ammonta ad oltre mezzo miliardo di euro. Inoltre ci sarebbe stato anche il disallineamento tra il saldo di cassa effettivo disponibile e quello risultante in bilancio legato a 54 milioni di euro di “sospesi di cassa”, somme non più disponibili perché già pagate per pignoramenti e la mancata contabilizzazione degli incassi dei crediti vantati, e la mancata svalutazione e stralcio di quelli inesigibili. Nonostante le irregolarità e i pareri negativi del collegio sindacale, i bilanci del triennio 2015-2017 erano stati comunque approvati dagli organi di controllo istruttorio.