RENDE – Il piccolo Nazar compirà 10 anni a luglio. Ora frequenta la scuola, la 5^ elementare, e da qualche giorno anche una scuola calcio dove è stato accolto dall’entusiasmo e dai sorrisi dei suoi nuovi amici. Il lungo viaggio insieme alla mamma Liudmyla, 39 anni, dall’Ucraina verso la Sicilia, si era temporaneamente interrotto sull’Autostrada A2 a Rende. Quando ho raccontato la loro storia non sapevo cosa fosse successo nei giorni a venire alla giovane mamma e al suo figlioletto che si sbracciava sull’autostrada buia quel sabato sera, ma poi le risposte sono arrivate.
Prima, grazie al post pubblicato su Instagram dall’Anas. Poi è stata Marina a scrivermi, la “friend”, l’amica che ospita ora Liudmyla e il suo bambino, dopo quel lunghissimo viaggio da Charkiv, città ucraina assediata e ormai distrutta dall’esercito russo. Loro sono amiche dai tempi dell’asilo, sono cresciute insieme, si vogliono un gran bene e sono sempre rimaste unite anche se le loro strade si sono poi divise.
Quel viaggio durato giorni, quasi 4mila chilometri, in auto per sfuggire ad un conflitto che va avanti ormai da un mese si era interrotto qundo l’auto si era fermata a Rende. Io ero appena uscita dall’area di servizio e senza pensarci, vedendo le loro braccia chiedere aiuto, ho deciso di fermarmi e di dare loro una mano, scoprendo poco dopo che quella madre e quel ragazzino erano partiti proprio dall’Ucraina, da Charkiv, dove Liudmyla aveva un lavoro (si occupava del trasporto di analisi da un laboratorio all’ospedale) e aveva una casa che, secondo quanto mi racconta, è ancora in piedi nonostante la città sia stata flagellata.
Quella sera dopo aver contattato la Polstrada sono intervenuti gli operatori della sala operativa Anas. Nonostante la difficoltà di comunicazione tutto si è concluso nel migliore dei modi. Liudmyla e Nazar in attesa che la loro auto venisse riparata nella vicina area di servizio, sono stati ospitati in un hotel della zona dove hanno potuto riposare un pò. La domenica poi, sono stati riaccompagnati a prendere la macchina per poter ripartire in direzione Sicilia.
Nei giorni successivi però, il mio cuore non ha smesso di pensare a loro, fino a quando ha avuto risposte.
A contattarmi su Instagram è Marina, l’amica che ospita Liudmyla a Priolo Gargallo, ad una decina di chilometri da Siracusa. Un messaggio bellissimo il suo: “Buonasera Simona, sono l’amica del bimbo e della ragazza che, ringraziando te, è arrivata in Sicilia. Grazie mille di vero cuore!”. Il tutto accompagnato da una foto in cui la mamma tiene abbracciato il suo bambino e nella quale i loro visi sono sereni e sorridenti. “Il bambino ha iniziato la scuola – mi scrive Marina – e piano piano si sistemeranno. Liudmyla mi ha parlato di te dal primo momento in cui è arrivata, il tuo è stato un aiuto grandissimo”. Non nascondo la mia commozione quando ho visto la foto di Nazar tra le braccia della mamma, disegni colorati e regali di ‘benvenuto’. Marina mi confida “ora sono più sereni”.
Nelle stesse ore sono stata contattata anche da Pasquale Reda, operatore della sala operativa Anas, il quale mi ha scritto: “sono sicuro che le farà piacere vedere questo video: è la famiglia soccorsa in autostrada grazie alla sua segnalazione. Loro sono stati fortunati; hanno trovato una persona come lei, che si è preoccupata di fermarsi e aiutarli, e noi che li abbiamo presi a cuore”. Il messaggio è accompagnato da un video del primo giorno di scuola del bambino: “volevo farla partecipe di questo, perchè è parte integrante di questa vicenda”.
Nel video Nazar, entra a scuola e ad accoglierlo in un corridoio festoso ci sono tanti bambini che mostrano disegni, che applaudono sorridenti: “Benvenuto nella nostra scuola”. Lui sembra quasi spaesato ma siamo sicuri che ce la farà ad integrarsi e a trovare tanti amici. La sua mamma è felice, piange commossa. La guerra è lontana ora, il peggio è alle spalle.
La guerra vista con gli occhi di Nazar
Al telefono Marina mi racconta come il bambino ha reagito alla fuga dalla sua città e all’arrivo in Italia: “Il primo giorno della guerra tutti si sono spaventati. Lei e Nazar si sono rifugiati in un’abitazione di campagna di alcuni parenti, un vero e proprio bunker, ed è lì che il bambino ha iniziato a sentire i forti rumori delle bombe e delle esplosioni. La mamma resasi conto della gravità della situazione – spiega Marina – ha deciso di partire e ha confidato al suo bambino che sarebbero venuti a trovarmi. Per il piccolo Nazar è stato come andare in vacanza, considerato che negli anni, abbiamo trascorso diverse volte vacanze insieme”.
“Ci siamo resi conto però che se il bimbo sente qualche rumore forte, come è capitato ad esempio in occasione della festa del papà con i fuochi di artificio, si mette in allarme e si agita chiedendo ‘cosa dobbiamo fare, dobbiamo scappare?‘. A parte questo episodio – conclude Marina – da Nazar non percepisco ulteriori traumi anzi, ora è un bambino sereno”.
Quando ho raccontato questa storia, in un primo momento ho pensato che qualcuno avrebbe potuto giudicare questo gesto, come un modo per mettermi in mostra. Poi un caro amico mi ha fatta riflettere citandomi una frase di San Giovanni Bosco: “Fai il bene e fallo sapere. Non per vanità, orgoglio o cose del genere. Fallo sapere perché altri siano spronati a fare il bene”. Ed io spero proprio che questo messaggio possa essere utile per tutti, me compresa.