COSENZA – Messaggi chiari e diretti quelli dei ragazzi: “Meno abusi, più rispetto“, “Via i pedofili dalle scuole”, “Fuori chi molesta”, “No alla scuola dei padroni” e ancora “Di alternanza non si può morire“. Sono alcuni degli slogan scritti sugli striscioni e sui cartelli esposti dalle centinaia di ragazzi che stanno sfilando a Cosenza.
E’ partito infatti da piazza Loreto il corteo promosso dagli studenti del Valentini Majorana di Castrolibero dopo 15 giorni di occupazione scaturita dalle denunce e segnalazioni di casi di molestie che sarebbero state subite da alcune studentesse da parte di un docente.
Obiettivo della manifestazione spiegano i ragazzi è cambiare, è dare una risposta concreta a tutti quei ragazzi che vivono tra le mura scolastiche il disagio. Quello di oggi sarà l’ultimo giorno di occupazione poi lunedì si tornerà in classe. Fausto, studente del Valentini Majorana, e tra i promotori dell’occuazione, spiega che “tra le richieste che saranno portate all’ufficio scolastico c’è anche quella di prevedere del personale di un centro antiviolenza nelle scuole”.
“Mi fa anche schifo lottare per qualcosa come le molestie”
Uno studente e portavoce del Valentini Majorana, nel ringraziare tutti i ragazzi che sono presenti da tantissime scuole della provincia “che sono qui per lottare per qualcosa per cui mi fa schifo lottare, ossia le molestie tra i banchi. Se vado a scuola non posso subire molestie, abusi, attacchi. Non è possibile ancora oggi. Dobbiamo far sentire il nostro grido: “no agli abusi sugli studenti”. “Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città” urlano i ragazzi che stanno sfilando in corteo”. Alla manifestazione stanno partecipando anche la deputata del Pd Enza Bruno Bossio, il sindaco di Cosenza Franz Caruso e rappresentati sindacali della Cgil e dell’Usb.
Il corteo in diretta da piazza Loreto verso piazza dei Bruzi
Un susseguirsi di cori, uno in particolare cattura l’attenzione delle giovani ragazze che sfilano in corteo: “Sono una studentessa del Valentini Majorana – urla la giovane – chiedo a tutte le studentesse di unirsi alla nostra battaglia. La folla s’innalza al grido: “ma che diffamazione, ma che reato la lotte delle donne distrugge il patriarcato“. E ancora: “ci hanno detto che il problema era il nostro modo di vestire, le scollature, il nostro essere donne – dice a gran voce un’altra studentessa – ma il problema siete voi. Delle vostre difese non ne possiamo più. Maschio violento il colpevole sei tu”. E poi ancora uno studenti: “la nostra protesta non è una passeggiata ogni scuola sarà una barricata”.
Non mancano i cori contro la preside del Valentini Majorana, attualmente in malattia. “In molte scuole ancora vige la dittatura dei docenti e del preside senza ascoltare gli studenti – dice un ragazzo. La scuola è l’unione di studenti e docenti e non è possibili che ci siano ancora presidi che gestiscano la scuola in questo modo”. A queste parole si innalza un coro forte e deciso: “se non ti dimetti noi non ce ne andiamo”.
Jennifer, una ragazza del Valentini Majorana, che aveva raccontato le molestie subite al megafono dice: “spero che possiamo essere ascoltati. Vogliamo frequentare l’ambito scolastico sicuri e senza avere paura di esporci”.
Un docente universitario, presente in piazza a sostegno degli studenti sottolinea: “sono qui per ascoltare non in senso paternalista ma per ascoltare le lezioni che ci vengono dai ragazzi e dalle ragazze. Io riassumerei in due punti, la prima è la parola dignità e questi ragazzi ci hanno insegnato la rivendicazione della dignità da parte degli studenti che non accettano l’omertà. Un secondo punto riguarda il lavoro: lavoratrici e lavoratori non possono essere oggetto di sfruttamento tanto più quando il lavoro viene a contatto con la scuola e il mondo della formazione”. Il riferimento è agli studenti che hanno perso la vita nel percorso di alternanza scuola lavoro.
Dalia Aly: “Tutto questo è nato dal nostro dolore”
Il corteo è arrivato fino alla sede dell’Ufficio scolastico provinciale, dove ha preso la parola Dalia, la ragazza che ha dato vita alla pagina Instagram per raccogliere le segnalazioni: “me le ricordo delle mani su di me, me le ricordo le battutine sul mio culo e sul mio seno. Cara Maletta mi ricordo tutto, ed è dai nostri ricordi che è nato tutto questo”. “E’ dal nostro dolore che è nato call.out.valentinimajorana”. Dalia: “pensavo fosse normale che un professore mi toccasse ma non è normale e queste dirigenti devono smetterla di fare le finte manager.
Il corteo si è concluso in piazza dei Bruzi dove tutti i manifestanti si sono riuniti in una sorta di assemblea per raccontare, per rivendicare quanto hanno subito e non sono più intenzionati a subire. Ancora una volta slogan contro chi ha tentato di insabbiare le loro denunce, il loro malessere. Un grido di speranza a difesa di tutti quei ragazzi e ragazze che spesso vivono nel silenzio il disagio di una molestia, di un abuso, di un atto di bullismo.
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