COSENZA – “La questura di Cosenza vigile e pronta come sempre ad impedire le malefatte di questa città si è mossa con solerzia ed efficacia affinché anche oggi il malaffare non dilaghi nelle nostre strade. Infatti in tre siamo imputati per una manifestazione non autorizzata a pagare 1180€”. Inizia così il post su Facebook pubblicato da Stefano Catanzariti nel quale rende nota la pesante sanzione notificatagli per una “pacifica passeggiata, il 29 luglio scorso, tra i vicoli dissestati, fra i palazzi che crollano, dentro le case di persone che ci hanno accolto per far vedere dal vivo e senza intermediari le reali condizioni della città vecchia”.
“Si sta punendo una manifestazione – scrive il rappresentante del comitato che da anni si batte per evitare la distruzione della zona vecchia di Cosenza – che non ha interrotto ed occupato vie, non ha bloccato nessun servizio, non ha causato nessun disagio, ma soprattutto ha avuto lo scopo di portare chi ancora non conosceva lo stato disastroso del centro storico a viverlo di persona. È chiaro che esiste un vero e proprio accanimento contro chi quotidianamente lotta per cambiare questa città, verso chi non ha paura a fare nomi e cognomi, verso chi mostra i dati, le somme e le carte che smascherano le loro malefatte”.
Catanzariti parla di “accanimento scientifico e politico, che prova a creare un isolamento e ad eliminare chi da fastidio in città con continue denunce e con la repressione” e punta il dito contro “i politici di questa città e questa regione che hanno dilapidato le casse comunali, hanno lucrato insieme alle organizzazioni criminali sugli appalti pubblici, hanno sventrato la sanità , l’istruzione e il welfare, privatizzando tutto a favore di amici , prestanomi, familiari e conoscenti”.
Catanzariti infine, pubblica parte del verbale che vede le tre persone imputate: “Radunavo 40 persone in piazza valdesi, al fine di condurli nelle zone più significative del centro storico di Cosenza, colpite da crolli o situazioni di generale degrado, e perché si protestasse contro le gravi omissioni e l’incuria contestate alla provincia, alla soprintendenza ai beni culturali, al comune e alla prefettura, ritenuti degli imputati responsabili dello stato di abbandono dell’intero centro storico”.