Fondazione “Roberta Lanzino”, avvio delle attività per il nuovo anno

Nell’occasione i genitori di Roberta precisano: "non tutti ricordano il metodo scelto dagli assassini stupratori per disperdere e rendere inutilizzabili le prove del delitto”

COSENZA – “Tutti conoscono e hanno nel cuore Roberta”. Franco e Matilde Lanzino nel presentare il programma di lavoro del trentatreesimo anno di attività della Fondazione “Roberta Lanzino” parlano della dolorosa vicenda e precisano: “tutti, conoscono il pericoloso percorso di nostra figlia nell’ultimo istante della sua vita: la strada interna che porta al mare attraversando Falconara Albanese; ma non a tutti è chiaro l’importante dato che dietro di lei, a dieci minuti di distanza, la seguivano i genitori, responsabili della scelta di quel percorso; tutti conoscono il racconto del suo calvario che allora ancora non si chiamava “femminicidio: stupro di gruppo, gola sgozzata, spalline conficcate in gola; Ma non a tutti è chiaro l’importante dato oggettivo del metodo scelto dagli assassini stupratori per disperdere e rendere inutilizzabili prove importanti come il coltello a serramanico usato per recidere la giugulare: un metodo con connotazione purtroppo ben nota ad una certa Calabria: un incendio per l’occasione circoscritto al recinto del delitto”.

“Ci consola molto e ci conforta il sapere – aggiungono- che nessuno ha dimenticato Roberta, e questo ricordo la Fondazione Roberta Lanzino onora, attraverso un’attività giornaliera di servizi gratuiti resi attraverso il CAV (Centro di ascolto) della Fondazione, in rete con il numero verde 1522 e la casa rifugio La Casa di Roberta, costruita anni addietro grazie alla lungimiranza di un Progetto della Fondazione. È un’attività che si nutre di una progettualità sostenuta di volta in volta dai Ministeri di riferimento e dalla Regione Calabria e si declina nella forma del sostegno immediato e diretto alle donne e ai minori vittime di violenza di genere: ascolto, assistenza legale; sostegno psicologico continuato nel tempo, ospitalità nella casa rifugio e sempre arricchita dal fermo obiettivo di offrire alle donne anche occasioni concrete di ripresa della propria esistenza: borse lavoro, Corsi di alfabetizzazione informatica, (si è da poco concluso il Corso “AutonomaMENTE) , l’esame di patente europea, scrittura libera e piccole attività laboratoriali capaci di risvegliare saperi dimenticati”.

Sono state pensate alcune delle attività in avvio: il 19 ottobre la XVI Edizione della borsa di studio “Roberta Lanzino” che si concluderà il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza alle donne; il 7 dicembre, la XXI edizione del progetto “Pollicino e Alice – adolescenti testimoni di parità”; un programma di incontri con la periferia, dal Titolo Comuni in rete e la sottoscrizione di ulteriori protocolli di concreta collaborazione dei territori con la Fondazione la quale si assume il compito di formare locali operatrici di accoglienza degli sportelli di ascolto ad essa collegati, come lo sportello “Iure” inaugurato il 19 luglio 21 a San Giovanni in Fiore e dove già è partito il processo di coinvolgimento della cittadinanza con il programma “Pellicole Rosa” e la proiezione, il 20 ottobre del film: “Il diritto di contare” E ancora: La presentazione del libro di Melita Cavallo: “La vita cerca legami” e il Laboratorio di scrittura professionale per Assistenti sociali, in calendario il 12 e 13 novembre, Corso accreditato dall’Ordine e tenuto dalla Prof.ssa Giuseppina Mostardi, Università La Sapienza e Lumsa di Roma Accompagnerà, come motivo unificante, detto programma la presentazione del video autoprodotto: Storie di Donne: Echi di voci vicine.

Il calendario fitto di appuntamenti sarà illustrato nel dettaglio il 26 ottobre alle ore 10 nella sede della Fondazione “Roberta Lanzino” in via Verdi a Rende. “Si comprende, da questa complessiva proposta formativa, la nostra forte volontà – concludono Franco e Matilde Lanzino – di intervenire per una migliore definizione del sistema di interventi della filiera di servizi, ancora anello sgangherato dell’obiettivamente complesso processo di intervento sulle situazioni di difficoltà e pericolo. Idee e programmi che nascono da uno sguardo a tutto tondo rivolto al tema non in generale della violenza di genere, ma al più specifico ambito della concreta lotta alla violenza di genere, perché, come dice Don Ciotti: “L’indignazione non basta più.”

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