COSENZA – Era accuse pesantissime quella per cui una 48enne cosentina si è trovava difendersi davanti al tribunale di Cosenza e che solo grazie alla tenacia del suo difensore, l’avvocato Mario Alberelli del Foro di Cosenza, è riuscita a smontare venendo assolta dal Gup del Tribunale di Cosenza (Salvatore Carpino) dall’accusa terribile di abbandono della figlia minore e altri due figli diversamente abili.
Secondo l’accusa, M.R., separata dal marito e residente all’ epoca a Fagnano Castello, aveva abbandonato a se stessi la figlioletta minore e i suoi due figli maggiorenni, ma affetti dalla sindrome di Duchenne, costretti su una carrozzella elettrica e quindi al 100% bisognosi di cure e assistenza. Il fine presunto sarebbe stato quello di trasferirsi, senza la prole, presso l’abitazione del nuovo compagno nel comune di Scalea. L’ episodio ha sollevato parecchio sgomento negli ambienti investigativi e giudiziari, anche perché ne è scaturita un complessa a a tratti anche incredibile vicenda narrativa con protagonista “una madre snaturata che abbandona i propri figlioletti bisognosi di cure”.
I rilievi dell’assistente sociale e l’indagine della procura
Il primo a lanciare l’allarme fu l’assistente sociale di San Marco Argentano, competente anche nel Comune dove risiedeva la donna, che allertò il sindaco di Fagnano Castello che a sua volta interessò della vicenda la Procura della Repubblica di Cosenza. Ma non solo: visto, infatti, il coinvolgimento di una minore, fu chiesto anche l’intervento anche la Procura presso il Tribunale dei Minori di Catanzaro.
Le indagini dei carabinieri
Partirono immediatamente una serie di indagini condotte dai carabinieri che, al termine, nella loro comunicazione di notizia di reato definirono “la condotta dell’imputata come indubbiamente abbandonica. Dello stesso tenore fu la valutazione della Procura dei Minori di Catanzaro che nelle sue richieste qualificò quella della madre come una gravissima condotta abbandonica. Su queste basi è nato il processo per il reato di abbandono di minori o incapaci punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni, oltre l’aumento di un terzo di pena per avere la donna agito nella sua qualità di genitore. Il Pubblico Ministero aveva chiesto una pena di 2 anni di reclusione e la disapplicazione delle attenuanti generiche.
Prove smontate dalla difesa
L’epilogo del processo sembrava a tutti già scritto, ma l’avvocato Mario Alberelli ha saputo far riconoscere che, tecnicamente, nonostante i molteplici pregiudizi espressi da più autorità, non esistesse nessuna prova che potesse confermare il grave reato addebitato alla signora. Basti pensare che non è mai stata nemmeno prodotta la segnalazione del Servizio Sociale che descrivesse il luogo, il tempo o le modalità dell’ abbandono. Pertanto il legale ha chiesto che la donna venisse giudicata nelle forme del rito abbreviato, cioè, allo stato degli atti, evitando l’audizione di testimoni o l’acquisizione di altre prove. L’imputata, certa delle sue ragioni, ha quindi rinunciato alle garanzie del dibattimento, accettando di ricevere immediatamente un verdetto sulla base dei soli atti di indagine e dell’ interrogatorio che lei ha reso alla presenza del suo legale in Caserma. M.R., infatti, al termine delle indagini e in sede di interrogatorio, si è giustificata innanzi ai Carabinieri chiarendo di non aver mai abbandonato i suoi figli e che si era allontanata da casa solo per rimettersi in forze dopo un delicato intervento chirurgico. Dalle indagini, infatti, risultava che la 48enne aveva ricollocato i figli presso la casa dell’ ex marito e padre della prole. Prove e documenti che hanno permesso alla donna di essere assolta e l’immagine positiva della signora è alla fine venuta fuori insieme alla verità.
Ha prevalso, durante le indagini, quindi, la retorica dell’ abbandono strutturata su supposizioni prive di fondamento che lasciano alla fine il tempo che trovano. Difatti, il Giudice Dott. Salvatore Carpino ha assolto la signora M.R. , difesa dall’avvocato Mario Alberelli del Foro di Cosenza, perché l’ imputata non ha commesso il fatto.