COSENZA – E’ tornato in città, seppur di passaggio, Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio che sostiene in Calabria, in quanto a capo dei pentastellati, la candidata del Pd alla presidenza della Regione Calabria, Amalia Bruni e, ancora una donna, la candidata a sindaco di Cosenza, Bianca Rende. Anche ieri a Reggio Calabria, Conte ha riempito la piazza del comizio elettorale così come in altri appuntamenti elettorali, tra cui la stessa Cosenza. Una passeggiata su corso Mazzini insieme a Bianca Rende, attorniato da simpatizzanti e curiosi.
“Quello del movimento 5 Stelle – ha dichiarato Conte in collegamento con La7- è un progetto politico di medio e lungo termine, ed il mio non è stato un tour elettorale ma un modo per porre le basi di un dialogo con i cittadini. Anche quando le piazze non erano affollate ci siamo messi in cerchio e abbiamo parlato con loro. Questo serve a dare ossigeno al Movimento e mi aspetto un segnale di incoraggiamento perchè vedo un segno del Paese di partecipare”. Per quanto riguarda Cosenza l’ex premier ha sottolineato come “i candidati devono essere di qualità e devono essere persone che offrano idonee garanzie, sia per il governo regionale e in questo caso per Cosenza. Le donne ci arricchiscono, dobbiamo lavorare anche tanto per la parità di genere. Io mi batto molto per la parità salariale uomo donna e che non ci siano destinazioni nel mondo del lavoro. Bianca Rende e Amalia Bruni sono assolutamente ottimi interpreti del nostro progetto politico di governo regionale che di governo cittadino”.
Sulla condanna a 13 anni di Mimmo Lucano Conte replica innanzitutto alle parole di Salvini che lo ha messo a paragone con il caso Morisi: “quella è una vicenda di droga, ci saranno accertamenti – dichiara Conte – e auguro alla persona di uscirne quanto prima. Morisi non lo conosco e non l’ho mai incontrato. Ritengo che non possiamo trasferire questa vicenda su Salvini che è il responsabile politico della Lega e che deve rispondere delle sue posizioni politiche. Semplicemente non le ritengo utili per il Paese”.
“Sul caso Lucano – prosegue l’ex premier – obiettivamente appare anche a me una sentenza molto severa. Dai capi d’imputazione però dico attenzione, non bisogna fare processi mediatici ne in un senso nè nell’altro. Non si tratta di un metodo di gestione dell’immigrazione ma i magistrati hanno evidentemente fatto valutazioni sulle fattispecie di reato e ci sono una decina di capi d’imputazione per lo più delitti contro la pubblica amministrazione. Non so che criterio abbiano applicato nel cumulo – spiega – ma non possiamo per questo screditare il lavoro dei magistrati e soprattutto dobbiamo leggere le motivazioni. I giudici applicano la legge ma il loro accertamento è temporaneo, è un primo grado. Per questo auguro a Lucano di affermare le proprie ragioni nei prossimi gradi di giudizio”.